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Condanna a 25 anni per Giacomo Passeri: la vicenda che scuote l’Italia e l’Egitto

Il caso di Giacomo Passeri, un cittadino italiano attualmente detenuto in Egitto, ha destato una significativa attenzione mediatica e politica. Condannato a 25 anni di carcere con l’accusa di traffico di droga, la notizia della sentenza ha sollevato gravi preoccupazioni per il rispetto dei diritti umani nel Paese nordafricano. La famiglia di Passeri, in prigione da quasi un anno, ha denunciato violazioni e trattamenti inumani durante la detenzione.

Il caso di Giacomo Passeri

Arresto e accuse

Giacomo Passeri, originario di un comune italiano e residente a Londra, è stato arrestato il 23 agosto 2023, accusato di possesso di sostanze stupefacenti. Secondo le informazioni fornite dalla famiglia, il giovane sarebbe stato trovato con piccole quantità di droga, ma le autorità egiziane sostengono che nel suo possesso ci fossero ovuli contenenti significative quantità di sostanze illecite. Questa accusa più grave ha portato alla condanna per traffico internazionale di droga, con il tribunale del Cairo che ha emesso una pena di 25 anni di detenzione, una sentenza che la famiglia ha, erroneamente, interpretato come ergastolo.

La famiglia e le preoccupazioni per i diritti umani

Dopo la sentenza, il fratello Andrea ha espresso il proprio shock e ha fatto un appello affinché il governo italiano intervenga. La famiglia accusa il sistema giudiziario egiziano di non aver rispettato i diritti fondamentali di Giacomo, parlando di torture e di una condizione di totale abbandono del giovane in carcere, dove ha subito operazioni chirurgiche senza adeguata assistenza. Con il timore che passare 25 anni nelle carceri egiziane possa avere gravi conseguenze sulla salute del prigioniero, i familiari hanno richiesto un’azione immediata del governo italiano.

La reazione del governo italiano

Il ruolo della Farnesina

La Farnesina ha seguito con attenzione il caso di Giacomo Passeri. Durante il processo, un rappresentante della Cancelleria Consolare dell’Ambasciata d’Italia ha assistito all’udienza come osservatore. Il ministero degli Esteri ha poi confermato che il legale di Passeri ha informato l’ambasciata della sentenza e ha notificato l’intenzione di presentare ricorso contro la condanna. Inoltre, la Farnesina ha richiesto alle autorità egiziane di consentire una visita consolare in carcere, evidenziando la necessità di garantire un’assistenza adeguata e tempestiva al cittadino italiano.

Appelli all’intervento governativo

Dopo la comunicazione della sentenza, si sono susseguite le reazioni da parte di diversi esponenti politici. Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha sollevato preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Egitto, richiamando analogie con altre drammatiche vicende come quelle di Giulio Regeni e Patrick Zaki. Anche il responsabile esteri di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, ha espresso forte disapprovazione sulla condanna, sollecitando un contatto immediato tra il Ministro degli Esteri italiano e le autorità egiziane per portare avanti una protesta formale contro il trattamento riservato a Passeri.

L’allerta sull’Egitto e le relazioni bilaterali

I rischi per la cooperazione italo-egiziana

L’incidente legato alla condanna di Giacomo Passeri ha sollevato dubbi sulle relazioni tra Italia ed Egitto. Politici del calibro di Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova hanno esortato il governo italiano a non lasciare in ombra la questione dei diritti umani, sottolineando che la partnership economica, energetica e migratoria tra i due Paesi non può prescindere da episodi giudiziari che colpiscono cittadini italiani in modo così sproporzionato e intollerabile.

La situazione di Giacomo Passeri serve quindi da monito sui rischi associati alle relazioni diplomatiche che ignorano le violazioni dei diritti umani, richiedendo un impegno rinnovato da parte dell’Italia per garantire protezione e giustizia per i propri cittadini all’estero.

Redazione

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