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“Condanna all’ergastolo per Laura Ziliani, le figlie e l’ex fidanzato per omicidio premeditato”

Ergastolo e isolamento diurno per l’omicidio di Laura Ziliani: la sentenza

La Corte d’Assise di Brescia ha emesso la sentenza per l’omicidio di Laura Ziliani, avvenuto a Temù nel maggio 2021. I giudici hanno condannato Silvia e Paola Zani, le due figlie della vittima, e Mirto Milani all’ergastolo, oltre a sei mesi di isolamento diurno. È stata riconosciuta anche l’aggravante della premeditazione.

La scomparsa e il ritrovamento del corpo

Laura Ziliani, ex vigilessa, era scomparsa a Temù nell’ottobre 2021. Dopo tre mesi di ricerche, il corpo della donna è stato trovato lungo la pista ciclabile del paese. Un bambino che passeggiava lungo le rive del fiume Oglio ha notato il cadavere parzialmente nascosto tra i rami e le foglie. Il corpo era in uno stato avanzato di decomposizione e non era riconoscibile. Gli indizi, come gli orecchini in oro giallo e una cisti sul piede destro, hanno portato all’identificazione della vittima come Laura Ziliani.

Le indagini e la svolta dei test tossicologici

Durante l’autopsia, il medico legale non ha riscontrato segni di lesioni esterne sul corpo di Laura Ziliani. Inoltre, non sono state trovate tracce di una lunga permanenza in acqua. Questo ha portato gli investigatori a ipotizzare che il cadavere fosse stato occultato in un ambiente che ha ritardato il processo di decomposizione. Gli accertamenti tossicologici eseguiti dall’Istituto di Medicina Legale di Brescia hanno rivelato la presenza di benzodiazepine nel corpo della vittima. Questa scoperta ha escluso la morte naturale e ha indicato la possibilità che Laura Ziliani fosse sotto l’influenza di queste sostanze al momento del decesso.

Conclusioni

La sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Brescia ha stabilito l’ergastolo per Silvia e Paola Zani e Mirto Milani per l’omicidio di Laura Ziliani. La premeditazione è stata considerata un’aggravante. Le indagini hanno rivelato che la vittima era stata avvelenata con benzodiazepine, e il corpo era stato occultato in un ambiente che ha ritardato il processo di decomposizione. Questa sentenza segna la conclusione di un caso che ha scosso la comunità di Temù.

Redazione

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