Ultimo aggiornamento il 12 Gennaio 2024 by Redazione
Condannata la ‘vivandiera’ del boss mafioso Matteo Messina Denaro
Il gup di Palermo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di Lorena Lanceri, conosciuta come la ‘vivandiera’ del defunto boss mafioso Matteo Messina Denaro. La donna è stata riconosciuta colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa e condannata a 13 anni e quattro mesi di reclusione. Il marito di Lanceri, Emanuele Bonafede, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. Inizialmente, la Procura aveva accusato la donna di favoreggiamento, ma nel corso del processo il reato è stato modificato in concorso esterno in associazione mafiosa.
La relazione sentimentale con il boss
Lorena Lanceri era sentimentalmente legata al boss mafioso Matteo Messina Denaro, deceduto di recente a causa di un tumore. In una lettera datata 12 aprile 2019, la donna si rivolgeva a lui con il nome di Diletta, scrivendo: “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendomi un regalo in gran stile. Quel regalo sei tu“. Nelle sue lettere, Lanceri esprimeva ammirazione e affetto per Messina Denaro, definendolo un uomo speciale e unico: “Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale, ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini“.
La complicità del marito e la promessa di protezione
La donna accudiva il boss nella sua abitazione, con la complicità del marito Emanuele Bonafede. In una delle lettere, Lanceri dichiarava: “Con te mi sento protetta, mi fai stare bene. Mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza“. Nonostante riconoscesse i difetti di Messina Denaro, come la sua ostinata precisione, la donna lo amava profondamente e lo considerava un privilegio nella sua vita: “Penso che qualcuno lassù ha voluto che noi due ci incontrassimo per tutto quello di brutto che avevo passato io a causa di esseri ignobili. Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti. Sei un grande! Anche se non fossi stato M.D.“.
In conclusione, la sentenza emessa nei confronti di Lorena Lanceri e Emanuele Bonafede conferma il loro coinvolgimento nel mondo della criminalità organizzata. La condanna rappresenta un passo importante nella lotta contro la mafia e dimostra che nessuno è al di sopra della legge.