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Condizioni di salute critiche: Renato Vallanzasca richiede il trasferimento in una struttura di cura

Con una carriera segnata da oltre cinquant’anni di carcere, Renato Vallanzasca, noto ex boss della banda della Comasina, si trova attualmente in una situazione di salute preoccupante. Secondo l’ultima relazione medica del carcere di Bollate , le sue condizioni sono definite “gravi” e la sua difesa ha presentato richiesta di trasferimento in regime di detenzione domiciliare presso una struttura di cura in Veneto. Questa istanza verrà esaminata oggi dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, che si pronuncerà sull’argomento.

La difesa di Vallanzasca e la richiesta di trasferimento

Detenzione domiciliare per grave infermità

I legali di Vallanzasca, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, hanno presentato una richiesta formale ai giudici di differire la pena a causa delle gravi condizioni cliniche del loro assistito. L’ex boss di 74 anni, che ha già affrontato una vita di detenzione, è attualmente sottoposto a un regime penitenziario che, secondo la difesa, non è in grado di garantire le cure necessarie. I difensori hanno già individuato una struttura assistenziale nel Veneto, specializzata nel trattamento di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e la demenza. Quest’ultima ha visitato Vallanzasca e ha espresso la propria disponibilità ad accoglierlo.

I carabinieri, interpellati dalla difesa, hanno confermato che la struttura veneta possiede un adeguato profilo di servizi di vigilanza, una condizione fondamentale per garantire la sicurezza in caso di trasferimento. La situazione di Vallanzasca, stando agli avvocati, richiede un ambiente terapeutico più protetto e adatto alle sue esigenze di salute.

Relazione medica e necessità di cure appropriate

L’analisi clinica della situazione

In una relazione medica redatta dai professionisti del carcere di Bollate, è stato dichiarato che l’ambiente penitenziario è inadeguato per fornire le necessarie cure e stimoli cognitivi a Vallanzasca, che sta sperimentando un significativo decadimento delle facoltà mentali. Il documento sostiene quindi che un “ambito residenziale protetto” sarebbe la soluzione migliore per garantire un adeguato trattamento.

Questa valutazione è stata supportata da un rapporto recente dei servizi di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano, che ha evidenziato come le condizioni cliniche di Vallanzasca siano incompatibili con il regime carcerario attuale, sottolineando la necessità di un trasferimento in una struttura assistenziale. Pertanto, la sanità e la giustizia si trovano ad affrontare un delicato equilibrio tra la salute dell’individuo e la sicurezza pubblica.

Il ruolo del tribunale di sorveglianza

Decisioni cruciali e tempistiche

La Procura generale, insieme alla Procura, sarà chiamata a esprimere un parere sulla richiesta della difesa di Vallanzasca, prima che i giudici togati, Carmen D’Elia e Benedetta Rossi, emettano una decisione nei prossimi giorni. La risposta del tribunale potrebbe delineare un importante precedente in termini di diritti dei detenuti affetti da gravi condizioni sanitarie.

Nei mesi scorsi, il Tribunale di Sorveglianza aveva già mostrato una certa apertura nei confronti dell’ex boss, autorizzando permessi premio di dodici ore da trascorrere in una comunità terapeutica. Ora, con la situazione clinica che si è ulteriormente aggravata, la questione del trasferimento in una struttura più idonea diventa urgente e cruciale.

Il caso di Renato Vallanzasca non rappresenta solo una vicenda personale, ma solleva interrogativi più ampi sul sistema penitenziario, l’assistenza sanitaria in carcere e i diritti delle persone detenute in condizioni di fragilità. L’udienza di oggi sarà quindi un momento significativo per il futuro del famoso criminale milanese e per il riconoscimento delle sue esigenze sanitarie.

Redazione

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