Ultimo aggiornamento il 17 Giugno 2024 by Luisa Pizzardi
Il mondo dell’editoria è attualmente sotto pressione a causa di diversi fattori, tra cui il calo di interesse per le notizie nel contesto della guerra in Ucraina e Medio Oriente, l’avanzare dell’intelligenza artificiale, la scarsa disponibilità a pagare per le news online e il calo di social tradizionali come Facebook e per la fruizione dei contenuti. È quanto emerge dal Digital News Report 2024 dell’Istituto Reuters.
Secondo l’analisi annuale, condotta in 47 Paesi, la fiducia complessiva nelle notizie in Italia rimane stabile al 34%, mentre calano al 10% gli italiani che pagano per gli abbonamenti. La fruizione delle notizie cartacee continua a diminuire, con solo il 13% degli italiani che dichiara di utilizzare fonti di stampa. Inoltre, la televisione come mezzo di fruizione delle notizie è in calo di quattro punti percentuali, attestandosi al 65%. Tuttavia, il 69% delle persone fruisce delle notizie online, con l’82% che legge le notizie dallo smartphone.
‘industria dei giornali è in crisi a causa di un “consistente calo delle copie vendute e degli inserzionisti che preferiscono altre piattaforme”. La pubblicità online ha sostituito quella in tv e carta stampata . Tuttavia, la parte da leone la fanno Google e Facebook, con gli editori che generano solo una piccola parte dei ricavi pubblicitari digitali.
Calo record di interesse per le notizie e preoccupazione per la disinformazione online
A livello mondiale, il Rapporto Reuters registra un crollo record per l’interesse delle notizie e i conflitti in Ucraina e Medio Oriente potrebbero aver avuto un impatto. Fino al 39% degli intervistati afferma di evitare le notizie con aumenti più significativi in Brasile, Spagna, Germania e Finlandia. Inoltre, solo il 17% dichiara di aver pagato per le news online.
In questo contesto, sei persone su 10 sono allarmate perchè non riescono a distinguere online i contenuti affidabili da quelli inaffidabili, soprattutto su piattaforme come TikTok e , l’ex Twitter. Inoltre, i 100mila intervistati hanno espresso cautela sull’uso dell’intelligenza artificiale generativa per le notizie, soprattutto per le ‘hard news’ come la politica e la guerra. Solo il 23% negli Usa e il 15% in Europa è favorevole alla scrittura prevalentemente con l’IA e la supervisione umana.
Tuttavia, c’è più apertura a notizie scritte da giornalisti con l’aiuto dell’intelligenza artificiale generativa: favorevole il 42% in Usa e il 33% in Europa. Infine, il formato video per la fruizione di notizie è in crescita, con il 66% che accede ogni settimana, soprattutto i giovani. Tuttavia, i podcast restano “un’attività minoritaria” e la fruizione delle news dai social tradizionali come Facebook e è in calo.
Questo ecosistema più complicato e la crescente concorrenza nel catturare l’attenzione dei lettori costringono giornalisti ed editori a lavorare molto più duramente per catturare il pubblico e convincerlo a pagare per le notizie, conclude Rasmus Nielsen, direttore dell’Istituto Reuters.