Ultimo aggiornamento il 19 Marzo 2024 by Giordana Bellante
Un sistema penitenziario allo sbando
Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria , ha espresso una ferma condanna nei confronti della violenza perpetrata all’interno delle carceri italiane. Tuttavia, il suo sguardo critico si è esteso anche all’amministrazione penitenziaria e al mondo politico, colpevoli, a suo dire, di non aver mai affrontato veramente i problemi strutturali del sistema carcerario.
La triste realtà dietro le sbarre
Di Giacomo ha rivelato dati sconcertanti: nell’ultimo anno, ben 1938 agenti penitenziari sono finiti in ospedale a causa delle lesioni subite durante aggressioni da parte dei detenuti. Questo solo per quanto riguarda coloro che hanno richiesto cure mediche; il numero di agenti aggrediti ma che non hanno chiesto aiuto sarebbe ancora più alto. Non è un tentativo di giustificare la violenza, ma un grido d’allarme sul clima di pericolo e tensione che regna dietro le sbarre.
Le criticità da affrontare
Il sindacalista ha sottolineato l’urgente necessità di affrontare varie criticità del sistema penitenziario italiano. Ha puntato il dito sul problema dei suicidi dei detenuti, evidenziando che solo nei primi 72 giorni dell’anno corrente si sono registrati 26 tragici episodi. Inoltre, ha sollevato la questione della mancanza di programmi efficaci di rieducazione, impedendo ai detenuti di avere una reale opportunità di reinserimento sociale.
Un’appello al cambiamento
Di Giacomo ha chiaramente esposto la sua critica verso uno Stato che sembra incapace di gestire in maniera efficace il sistema carcerario italiano. Il suo appello è diretto all’amministrazione penitenziaria e al governo affinché si prendano seriamente carico di queste problematiche latenti da troppo tempo. È necessario un cambiamento radicale che vada oltre le mere condanne verbali e che ponga al centro la rieducazione, la prevenzione della violenza e il benessere sia degli agenti penitenziari che dei detenuti stessi.