Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione
Digiuno intermittente: uno studio rivela un potenziale effetto protettivo contro l’infiammazione
Il digiuno intermittente sta diventando sempre più popolare, con molte celebrità e esperti che ne elogiano i benefici. L’ultimo ad unirsi al club è il primo ministro britannico Rishi Sunak, che sembra seguire uno schema di digiuno di 36 ore a settimana. In Italia, l’immunologa Antonella Viola ha persino scritto un libro sull’argomento, dopo aver condiviso questa pratica con suo marito. Ma cosa dice la scienza sul digiuno intermittente?
Un nuovo studio condotto da scienziati dell’Università di Cambridge e degli Stati Uniti potrebbe avere scoperto un nuovo modo in cui il digiuno aiuta a ridurre l’infiammazione, un effetto collaterale potenzialmente dannoso del sistema immunitario che può contribuire allo sviluppo di malattie croniche. Secondo i ricercatori, il digiuno aumenta i livelli di un composto chimico chiamato acido arachidonico nel sangue, che ha proprietà anti-infiammatorie. Questo potrebbe spiegare perché il digiuno può avere effetti benefici simili a quelli di farmaci come l’aspirina.
L’infiammazione è una risposta naturale del corpo a lesioni o infezioni, ma può anche essere innescata da altri meccanismi, come l’inflammasoma, che agisce come un allarme all’interno delle cellule, scatenando l’infiammazione per proteggere il corpo da danni. Tuttavia, l’inflammasoma può anche innescare l’infiammazione in modo involontario, causando una serie di malattie croniche come l’obesità, l’aterosclerosi, l’Alzheimer e il Parkinson. Secondo Clare Bryant, ricercatrice presso l’Università di Cambridge, “un inflammasoma in particolare, chiamato Nlrp3, è molto importante in queste malattie”.
Lo studio condotto dai ricercatori di Cambridge ha coinvolto 21 volontari che hanno seguito uno schema di digiuno intermittente. I risultati hanno mostrato che il digiuno aumenta i livelli di acido arachidonico nel sangue, il quale a sua volta riduce l’attività dell’inflammasoma Nlrp3. Questa scoperta potrebbe spiegare perché il digiuno può proteggere dalle malattie legate all’infiammazione cronica associate a una dieta ad alto contenuto calorico.
Tuttavia, gli scienziati sottolineano che è ancora troppo presto per affermare con certezza se il digiuno possa proteggere da malattie come l’Alzheimer e il Parkinson, poiché gli effetti dell’acido arachidonico sono di breve durata. Tuttavia, questo studio si aggiunge a una crescente quantità di evidenze scientifiche sui benefici della restrizione calorica e suggerisce che il digiuno regolare a lungo termine potrebbe aiutare a ridurre l’infiammazione cronica associata a queste condizioni.
Inoltre, i risultati dello studio potrebbero anche fornire spunti su come una dieta ad alto contenuto calorico possa aumentare il rischio di malattie croniche. Alcuni pazienti che seguono una dieta ricca di grassi hanno mostrato livelli aumentati di attività dell’inflammasoma. Secondo i ricercatori, l’acido arachidonico potrebbe essere uno dei modi attraverso cui ciò accade. Questa scoperta potrebbe anche spiegare perché farmaci antinfiammatori non steroidei come l’aspirina possono avere effetti benefici, poiché bloccano il processo di scomposizione dell’acido arachidonico nel corpo, aumentandone i livelli e riducendo così l’attività dell’inflammasoma.
In conclusione, il digiuno intermittente potrebbe avere un potenziale effetto protettivo contro l’infiammazione cronica. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati e comprendere appieno i meccanismi coinvolti. Nel frattempo, il digiuno intermittente rimane una pratica alimentare interessante da esplorare per coloro che sono interessati a migliorare la propria salute.