Ultimo aggiornamento il 14 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Il cancro al collo dell’utero rappresenta una delle principali sfide per la salute pubblica globale. Sebbene possa colpire donne di ogni età e provenienza, le differenze nell’accesso alle cure e nella prevenzione sono significative e variano considerevolmente in base all’etnia, al reddito, al Paese di residenza e alla disponibilità di servizi sanitari. Recenti statistiche rivelano che un numero impressionante di diagnosi e decessi è concentrato nei Paesi in via di sviluppo. Questo articolo esamina queste disparità, con particolare attenzione ai dati presentati da esperti nel campo durante il congresso Esmo 2024.
Un quadro allarmante: l’ondata di diagnosi e decessi
La diffusione del cancro al collo dell’utero
Il cancro al collo dell’utero è il quarto tumore più comune tra le donne nel mondo, con 2.500 nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia. La malattia è particolarmente devastante nei Paesi a basso e medio reddito, dove l’85% delle diagnosi e l’87% delle morti per questo tumore si verificano. Questo dato mette in luce l’importanza di sviluppare strategie di prevenzione attive, come screening regolari e la vaccinazione contro il virus del Papillomavirus , responsabile della maggior parte dei casi di cancro al collo dell’utero.
Disparità nei sistemi sanitari
Nei Paesi in via di sviluppo, la mancanza di programmi di screening e di vaccinazione rappresenta una barriera significativa per la diagnosi precoce e la prevenzione. Il risultato è un numero elevato di diagnosi tardive, spesso in stadi avanzati della malattia, che si traduce in tassi di mortalità più elevati. Durante Esmo 2024, il professor Domenica Lorusso, esperto di Ostetricia e Ginecologia, ha evidenziato l’urgenza di affrontare queste disparità, sottolineando come possa cambiare la vita delle donne qualora si investisse nella prevenzione e nell’accesso alle terapie.
Innovazioni nel trattamento: il ruolo della immunoterapia
L’approccio immunoterapico
Uno dei principali sviluppi presentati al congresso è il lavoro condotto nella ricerca sull’immunoterapia per le pazienti con tumore al collo dell’utero localmente avanzato ad alto rischio. Lo studio Keynote-A18, di cui Lorusso è principal investigator, ha rivelato che oltre l’80% delle donne sottoposte a un trattamento immunoterapico con pembrolizumab, insieme alla chemioradioterapia, è sopravvissuto per almeno tre anni. Questa percentuale rappresenta un netto miglioramento rispetto ai trattamenti precedentemente disponibili.
Un passo avanti verso la guarigione
Il professor Lorusso ha enfatizzato che un aumento dell’8% nel tasso di sopravvivenza significa considerare la guarigione delle pazienti, un obiettivo fondamentale nel trattamento oncologico. Secondo i dati presentati, ogni 10 pazienti trattate, una in più può sperare di guarire. Questo miglioramento non riguarda solo una prolungata vita senza recidive, ma segna un importante progresso nel modo in cui è possibile affrontare il cancro al collo dell’utero.
Un futuro migliore: l’importanza della prevenzione e dell’innovazione
La necessità di azioni concrete
In un mondo globale caratterizzato da disuguaglianze sanitarie, la lotta contro il cancro al collo dell’utero richiede un impegno concertato da parte di governi, istituzioni sanitarie e comunità internazionali. Le politiche devono essere orientate verso la creazione di sistemi che garantiscano accesso a screening regolari e vaccinazione nei Paesi più colpiti dalla malattia. Investire nella formazione del personale sanitario e nella sensibilizzazione delle comunità è essenziale per avviare un cambiamento duraturo.
La speranza offre un raggio di luce
Il congresso Esmo 2024 si è rivelato un’importante piattaforma per il dialogo e il confronto sulle strategie future. Gli esperti invitano a considerare la ricerca e le nuove tecnologie come strumenti imprescindibili per ridurre le disparità e migliorare l’assistenza clinica. Con l’immunoterapia che mostra risultati promettenti e considerata una valida opzione terapeutica, c’è speranza di ridurre il carico di questa malattia a livello globale. La scienza e la medicina continuano ad avanzare, ma è fondamentale che queste innovazioni siano accessibili a tutte le donne, indipendentemente dal luogo in cui vivono.