Dramma al Policlinico Riuniti di Foggia: giovane di 23 anni muore durante intervento chirurgico - Occhioche.it
La tragica vicenda di una giovane di 23 anni, deceduta il 4 settembre durante un intervento chirurgico al Policlinico Riuniti di Foggia, ha scatenato una tempesta di accuse nei confronti del personale sanitario. La sorella della vittima ha portato alla luce un lungo post sui social media, denunciando presunti maltrattamenti e dichiarando che la morte della giovane sia da attribuire a responsabilità mediche. Questa situazione ha sollevato interrogativi non solo sul caso specifico ma anche sull’intero sistema sanitario del territorio di Foggia.
La giovane vittima, originaria di Cerignola, si era vista stravolgere la vita il 19 giugno scorso quando un incidente stradale, avvenuto mentre si trovava su un monopattino, l’aveva portata a un’assistenza medica d’emergenza. Subito dopo l’incidente, la ragazza era stata trasferita in elisoccorso presso il Policlinico Riuniti di Foggia, dove era stata ricoverata in rianimazione. I medici avevano subito dato avvio a un intervento chirurgico per affrontare le gravi lesioni subite: tre vertebre scomposte e una tracheotomia necessaria per garantire la sua respirazione.
Dopo 16 giorni di coma in rianimazione, la giovane si era risvegliata, offrendo così un barlume di speranza ai familiari. Il suo percorso di recupero sembrava promettente: il 16 luglio era stata trasferita nel reparto di neurochirurgia per iniziare la riabilitazione. Tuttavia, la sorella della ragazza ha raccontato che, nonostante i progressi iniziali, era prevista un’ulteriore operazione per una complicanza legata alla tracheotomia, necessaria per il suo stabilimento.
Il 4 settembre, secondo il racconto della sorella, la giovane aveva inviato un messaggio ai familiari, informandoli di dover essere sottoposta a una visita. Da quel momento, la situazione sanitaria della ragazza sembrerebbe essere improvvisamente degenerata, portando alla sua tragica morte durante l’intervento programmato. La sorella, sconvolta dalla notizia, ha espresso il suo dolore e la sua incredulità, affermando che “è morta anche lei con me” e promettendo di non perdonare mai nessuno per quanto accaduto.
In seguito alla morte della giovane, il clima al Policlinico si è fatto teso. I familiari, in preda all’angoscia e alla disperazione, avrebbero aggredito i medici e gli infermieri del reparto di chirurgia toracica. Nonostante i fatti riportati dalla sorella siano gravi, la direzione dell’ospedale ha dichiarato di voler avviare un’indagine interna per verificare il percorso assistenziale che ha accompagnato la giovane durante il suo ricovero.
Intanto, la Procura di Foggia ha avviato due inchieste distinte: una per indagare sulle cause della morte della giovane e l’altra per fare luce sull’aggressione ai sanitari. L’autopsia sarà fondamentale per chiarire se ci siano state negligenze da parte del personale medico e se la giovane sia realmente deceduta a causa di errori durante le procedure.
Mentre si attende l’esito delle indagini e l’autopsia, si aprono interrogativi più ampi sul livello di assistenza sanitaria e sulla sicurezza del personale nei nosocomi, che sono spesso a confronto con situazioni di tensione e rabbia da parte dei familiari dei pazienti. Ci si chiede, dunque, quali misure preventive possano essere attuate per evitare simili tragedie e per garantire un ambiente di cura sicuro sia per i pazienti che per il personale sanitario.
La drammatica storia della giovane di Cerignola ha messo a nudo non solo il dolore di una perdita inaccettabile ma anche le fragilità di un sistema che necessita di attenzione e miglioramenti urgenti.
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