Ultimo aggiornamento il 20 Settembre 2024 by Redazione
Un numero crescente di famiglie, principalmente composte da poliziotti, carabinieri e finanzieri, si trova attualmente in una situazione incerta nel piano di zona “Collina delle Muse”, un’area residenziale della periferia di Roma. Queste famiglie, che occupano gli alloggi da quasi vent’anni, rischiano ora di essere sfrattate non a causa di mancati pagamenti, ma a seguito di decisioni da parte della società immobiliare che ha costruito gli edifici con contributi pubblici. L’intenzione dell’azienda di vendere le proprietà a prezzi di mercato ha innescato una serie di eventi che hanno persino raggiunto i piani più alti della politica, inclusi audizioni in Senato e discussioni con il ministro delle Infrastrutture.
Situazioni di emergenza abitativa nelle periferie
Le famiglie coinvolte hanno aderito a un bando della Prefettura nei primi anni 2000, conseguendo un accesso a alloggi a prezzi calmierati. Oggi, questi contratti sono in scadenza e non vi è alcuna possibilità di rinnovo, generando preoccupazione e angoscia tra gli inquilini. La società immobiliare che ha realizzato gli alloggi, nonostante i contributi pubblici ricevuti, ha avviato un piano di vendita abbandonando le convenzioni che implicano un tetto massimo ai prezzi di cessione. Questo comportamento non solo contraddice le normative previste, ma mette anche in discussione l’obiettivo originario del piano abitativo, che era quello di offrire soluzioni abitative a prezzi accessibili per quei servitori dello Stato che guadagnano stipendi modesti.
La mancanza di azioni concrete da parte delle istituzioni è inaccettabile, considerando che queste famiglie hanno dedicato gran parte della loro vita professionale alla sicurezza e alla protezione della comunità. A fronte di questa emergenza, sono emerse richieste di intervento e di chiarimenti sulla situazione dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma.
Reazioni istituzionali e legali
Malgrado il supporto dichiarato da Enti locali come la Regione Lazio e Roma Capitale, la questione rimane irrisolta. Angelo Fascetti, rappresentante del sindacato Asia Usb, ha espresso il suo rammarico dichiarando che è paradossale che coloro che si occupano della sicurezza pubblica possano trovarsi in questa complessa situazione abitativa. La mancanza di sanzioni efficaci da parte del Comune ha limitato le possibilità di una risoluzione. La società immobiliare, infatti, ha affittato alloggi privi del certificato di abitabilità, violando le normative vigenti.
Nel 2022, la situazione si è ulteriormente complicata quando è emerso che gli alloggi occupati da queste famiglie non posseggono il certificato di agibilità. Secondo quanto dichiarato da Trombetti, presidente della Commissione Patrimonio del Campidoglio, la richiesta presentata dalla società costruttrice nel 2004 per ottenere l’agibilità fu archiviata nel 2006 per insufficienza di documentazione. Questa gravissima irregolarità ha reso ancora più precaria la posizione di chi risiede in questi appartamenti, con le trattative per il rinnovo dei contratti che si trovano in una fase estremamente delicata.
Prospettive future
Le famiglie colpite da queste decisioni si trovano ora sull’orlo di un colpo devastante, con il rischio di essere messe in strada, una situazione inconcepibile per chi ha dedicato la propria vita al servizio della comunità. Il persistente silenzio delle istituzioni, nonostante le evidenti violazioni legali e la gravità della situazione, lascia trapelare dubbi sulla reale volontà di tutelare i diritti di chi presta servizio nelle forze di sicurezza.
Mentre la questione si dipana, le famiglie interessate continuano a chiedere giustizia e supporto, sperando che le istituzioni si attivino per trovare una soluzione sostenibile e giusta, che possa garantire loro una vita dignitosa senza il timore di essere sfrattati.