Eileen: Un’immersione nella solitudine e nella trasformazione, tratta dal romanzo di Ottessa Moshfegh

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Eileen: Un'immersione nella solitudine e nella trasformazione, tratta dal romanzo di Ottessa Moshfegh - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 20 Maggio 2024 by Giordana Bellante

Il 30 maggio, i cinema ospiteranno “Eileen”, un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh, diretto da William Oldroyd, già regista di “Lady Macbeth”. La storia segue la vita di Eileen, una giovane donna che vive in un piccolo paese del Massachusetts, nei pressi di Boston, durante gli anni ’60.

“Una vita segnata dalla tristezza e dalla solitudine”

La vita di Eileen è tutt’altro che invidiabile. Lavora come segretaria in un carcere minorile, un luogo che lei stessa descrive come “aggressivo” e “brutto”. Tuttavia, sembra essersi adattata a questa brutalità che la circonda. Vive con suo padre, Jim , un alcolizzato ex-poliziotto e reduce di guerra. Eileen si prende cura di lui, sostituendo la bottiglia di alcolici quando questa è vuota. La sua esistenza è caratterizzata da una profonda solitudine e da una vita di sottomissione, dove la fantasia spesso prende il sopravvento.

“‘incontro con Rebecca: Un’amicizia pericolosa e trasformativa”

La vita di Eileen subisce un’improvvisa svolta quando incontra Rebecca St. John , una psicologa che inizia a lavorare nel centro di detenzione giovanile. Eileen è immediatamente affascinata dalla bellezza e dal carisma di Rebecca, che sembra rappresentare tutto ciò che lei ha represso nella sua vita. In un luogo dove la bellezza sembra essere assente, Rebecca arriva a cambiare le cose, diventando la prima vera amica di Eileen.

Il romanzo di Moshfegh è ambientato nel dicembre del 1964 e racconta la storia di Eileen in prima persona. Tuttavia, il film evita l’uso di una voce fuoricampo, mantenendo un’aura di mistero intorno al personaggio di Eileen. La sua vita è stata vissuta in disparte, e quando suo padre le consiglia di “farsi una vita”, non ha idea di ciò che sua figlia è sul punto di fare. Si potrebbe parlare di emancipazione femminile e di lotta contro il patriarcato, ma “Eileen” è soprattutto una storia di solitudine e di dissociazione dalla realtà.

Eileen non è tanto antisociale, quanto piuttosto vuota, un vuoto che attende di essere compreso, con violenza e tenerezza. Quando finalmente si presenta l’occasione per un cambiamento, la reazione di Eileen è quasi improvvisata e disordinata. La resa scenica di questo cambiamento è notevole, grazie soprattutto all’interpretazione di Thomasin McKenzie. ‘attrice di “Jojo Rabbit” è in grado di rappresentare la purezza e, in un attimo, di trasformarla in inquietudine. Il suo sguardo cambia, cambiano i suoi colori, anche grazie a una fotografia che esalta le sue pose. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora graffiante, che quando tace, lascia spazio a un’ansia e a un’inquietudine crescenti.

Eileen ha perso sua madre, che si è suicidata, e vive con suo padre in una soffitta, circondata da carte di caramelle. La sua vita è così vuota che è facilmente plasmabile da chiunque. Potrebbe, per esempio, partire per la California e unirsi alla famiglia Manson . A differenza di Eileen, che non sa cosa c’è dentro di lei pronta a esplodere, Rebecca si appoggia a un personaggio artificioso, costruito. Il personaggio di Hathaway gioca con Eileen e non è mai chiaro quali siano le sue vere intenzioni. Forse perché, in fondo, anche lei è vuota dentro. Questa è un’amicizia pericolosa che rivela lati oscuri dell’essere umano.

Per evitare di rivelare troppo della trama, soprattutto nella seconda metà del film, “Eileen” ha la capacità di cambiare registro improvvisamente, mantenendo il pubblico incollato allo schermo. Dai dialoghi, alle ambientazioni, alle trasformazioni dei personaggi, fino alla creazione della nuova vita di Eileen, il film è un’esperienza avvincente.

Oldroyd rende omaggio al cinema noir e rétro, a partire dalle scelte grafiche. ‘uso del logo Universal Pictures in apertura di film, così come il font nei titoli di testa e di coda, contribuiscono a creare un’atmosfera che ricorda il cinema di David Lynch e, in alcuni aspetti, la sigla di “Twin Peaks”. Ci sono anche riferimenti e omaggi al cinema di Hitchcock, dai capelli di Rebecca, alla fotografia, alle inquadrature e al risvolto horror-thriller del film. Anche la macchina di Eileen ricorda il personaggio di Janet Leigh in “Psycho”, ma forse sono semplicemente gli anni ’60 ad aver caratterizzato quel tipo di cinema.

“Eileen” è una storia di relazioni con confini pericolosamente sfumati. Eileen è giovane, e il suo attaccamento alla vita è debole a causa dei traumi e delle difficoltà che ha affrontato. Bastava una spinta per farla volare via, e Rebecca è stata quella spinta.”

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