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Emergente infezione zoonotica: il vaiolo delle scimmie acquisisce capacità di trasmissione sessuale

Un nuovo, allarmante sviluppo riguarda il vaiolo delle scimmie, una malattia zoonotica originariamente identificata negli anni ’70 e oggi capace di diffondersi tra esseri umani anche attraverso contatti sessuali. La mutazione di questo virus, noto anche come mpox, ha portato alla luce un ceppo aggressivo, il Clade I, che si sta rivelando particolarmente preoccupante per la salute pubblica. Questo articolo analizza i dettagli dell’attuale epidemia e la storia della malattia.

Origini del vaiolo delle scimmie

Storia e diffusione del virus

Il vaiolo delle scimmie è stato identificato per la prima volta nel 1970 nelle regioni boschive dell’Africa Centrale e Occidentale. A quel tempo, il vaiolo umano stava affrontando le fasi finali dell’eradicazione, ma questo virus ha continuato a mutare. Secondo l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, le prime manifestazioni del virus causarono solo focolai sporadici in Africa, senza segnalazioni di infezioni trasmesse per via sessuale fino al 2022. Questo ha sollevato interrogativi sulle capacità di adattamento di questo patogeno, che ora mostra segnali di trasmissione più efficiente tra individui.

Evoluzione e attuale situazione epidemiologica

A partire dalla fine del 2023, i ricercatori hanno osservato un focolaio anomalo in una zona conflittuale della Repubblica Democratica del Congo. Recenti rapporti indicano circa 240 infezioni sospette e 108 confermate, ma si stima che i numeri reali potrebbero essere significativamente più elevati. La mancanza di strutture adeguate per il tracciamento delle infezioni sta rendendo difficile la comprensione della portata del problema. La trasmissione per via sessuale è stata confermata in quasi il 30% dei casi, suggerendo che il virus ha sviluppato meccanismi che facilitano la diffusione tramite questa modalità. Una profonda preoccupazione interna ed esterna alla Repubblica Democratica del Congo si fa sentire, dato che il paese è circondato da altre nove nazioni.

Il caso del 2022

L’epidemia di vaiolo delle scimmie in paesi non endemici

In risposta alle prime segnalazioni del 2022, è emerso un aumento dei casi di vaiolo delle scimmie in paesi non tradizionalmente colpiti. Dall’inizio di maggio di quell’anno, focolai hanno preso piede in Europa e Stati Uniti, causati principalmente da una variante del virus denominata Clade II, proveniente dall’Africa Occidentale. I dati storici suggeriscono che questo ceppo avrebbe potuto alimentare l’epidemia globale. A differenza del Clade II, il Clade I presenta una mortalità maggiore, con circa il 10% delle persone infette che non sopravvivono, risultando quindi più letale.

Implicazioni e preoccupazioni attuali

L’emergere di questa variante più pericolosa ha sollevato interrogativi sul futuro della salute pubblica, in particolare per i gruppi vulnerabili come i bambini e le donne in gravidanza. La situazione richiede attenzione urgentissima, in quanto il virus continua a mostrare segnali di adattamento e crescita all’interno di nuove popolazioni. I ricercatori e i professionisti della salute stanno monitorando la situazione con apprensione, sperando di evitare un’emergenza sanitaria globale.

Modalità di trasmissione

Contatto fisico e rischi associati

Le modalità di trasmissione del vaiolo delle scimmie sono variabili. Uno dei principali fattori di rischio è rappresentato dal contatto fisico diretto, che include l’attività sessuale. Secondo il sito dell’Istituto Superiore di Sanità , chiunque abbia uno stretto contatto con una persona infetta può diventare un potenziale portatore del virus. È interessante notare che, nonostante la predominanza dei casi segnalati tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, non esiste alcuna discriminazione nell’infezione.

Altre vie di trasmissione

Oltre ai contatti sessuali, il virus può diffondersi anche durante la gravidanza attraverso la placenta, causando infezioni congenite, o tramite contatti diretti tra madri e neonati. Resta incerta la capacità di trasmissione del virus attraverso fluidi corporei come sangue o sperma durante i rapporti sessuali. Tuttavia, ricerche hanno rivelato la presenza di DNA virale nello sperma anche settimane dopo l’infezione. Le autorità sanitarie suggeriscono l’uso del preservativo nelle otto settimane successive alla guarigione, per ridurre i potenziali rischi di trasmissione.

Sintomi e strategie terapeutiche

Sintomi e durata della contagiosità

Secondo l’ISS, una persona infetta rimane contagiosa per tutta la durata dei sintomi, che può durare da 2 a 4 settimane. La malattia si manifesta solitamente con una serie di sintomi, tra cui febbre, cefalee e vescicole sulla pelle. In alcune popolazioni vulnerabili, come coloro che sono immunodepressi, l’infezione può presentarsi in forma più grave, con complicanze potenzialmente letali.

Diagnosi e trattamento

La diagnosi del vaiolo delle scimmie può essere complessa e richiede l’esclusione di altre malattie che condividono sintomi simili. La diagnosi differenziale è fondamentale, considerando che altre infezioni cutanee, come varicella o sifilide, possono mostrarsi con segni analoghi. Per confermare l’infezione, è necessario raccogliere campioni biologici dalle lesioni e analizzarli in laboratori specializzati.

Il vaccino contro il vaiolo

Efficacia della vaccinazione

Il vaccino utilizzato contro il vaiolo umano ha dimostrato avere effetti protettivi contro il vaiolo delle scimmie. In Italia, la vaccinazione era stata interrotta dopo l’eradicazione del vaiolo nel 1981, ma è stata reintrodotta per categorie specifiche a rischio a partire dal 2022. I destinatari della vaccinazione includono soggetti con contatti non protetti con infetti e professionisti sanitari.

Futuro e prospettive

Malgrado la riattivazione della campagna vaccinale, rimane da chiarire l’efficacia del vaccino contro il Clade I e la sua capacità di prevenire l’infezione. I dati emergenti da studi in corso sembrano promettenti, ma si richiede un monitoraggio continuo per garantire la salute pubblica. La vigilanza rimane quindi d’obbligo anche all’interno della comunità internazionale, al fine di prevenire focolai futuri.

Giordana Bellante

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