Ultimo aggiornamento il 19 Settembre 2024 by Redazione
La Sardegna è attualmente alle prese con un’emergenza sanitaria per il bestiame, con un numero allarmante di focolai di lingua blu. I dati recenti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’isola rivelano una diffusione preoccupante della malattia, che ha costretto le autorità a prendere misure drastiche. Con oltre 65.000 ovini contagiosi e migliaia di animali morti, il problema non è solo sanitario, ma ha anche gravi ripercussioni economiche per il settore zootecnico sardo.
La diffusione dell’epidemia
Dati inquietanti sui contagi
Con quasi 2.000 focolai attivi, la situazione in Sardegna è critica. Analizzando i numeri, si può notare che ad oggi sono stati registrati oltre 8.500 ovini morti a causa del virus. In particolare, il sierotipo 3 si sta rivelando il più pericoloso, essendo responsabile della maggior parte degli episodi registrati. Negli ultimi tempi, il numero di contagi ha subito una crescita esponenziale, specialmente nell’Oristanese, dove i casi sono passati da 536 a 1.136 in sole sette giorni. Questo incremento rappresenta un aumento preoccupante del 115%.
La mancanza di un vaccino autorizzato dal ministero della Salute per il sierotipo 3 ha aggravato ulteriormente la situazione sanitaria, rendendo difficile il controllo del virus. Il Servizio di Sanità Animale della Asl 5 ha sottolineato che stiamo assistendo a “una delle più gravi epidemie di lingua blu degli ultimi vent’anni”, evidenziando l’urgenza di interventi adeguati e tempestivi.
Conseguenze economiche per il settore ovino
L’impatto economico della malattia si sta facendo sentire pesantemente nelle aziende agricole sarde. Molte di esse stanno affrontando enormi perdite, nonostante l’indice di mortalità rimanga relativamente basso, passando dallo 0.5 allo 0.7%. I problemi economici si manifestano non solo attraverso la mortalità degli animali, ma anche tramite gli aborti registrati, che compromettono i parti e incidono sulla produzione di latte.
I produttori di latte ovino, già colpiti dai costi elevati di gestione, si trovano ora ad affrontare l’ulteriore sfida della malattia, che minaccia la loro sostenibilità. Centinaia di aborti sono stati segnalati, accentuando la situazione già critica per un settore fondamentale dell’economia agricola in Sardegna.
Misure di contenimento e monitoraggio
Il divieto di movimentazione degli animali
A fronte di una situazione così grave, il Servizio di Sanità Animale della Asl Oristanese ha dichiarato l’intero territorio provinciale come zona di circolazione del virus BTV3. Questa misura implica un severo divieto di movimentazione degli ovini, a meno che non vengano effettuati trattamenti specifici e controlli veterinari rigorosi. L’obiettivo è contenere ulteriormente la diffusione del virus e proteggere gli allevamenti a rischio.
Le restrizioni si estendono anche ad altre province, come il Sassarese, che conta 388 focolai; il Nuorese, con 369; il Cagliaritano, con 271; il Sulcis, con 170; il Medio Campidano, con 157; la Gallura, con 126; e infine l’Ogliastra, con 78. Questi numeri evidenziano la necessità di un approccio unificato e coordinato da parte delle autorità sanitarie regionali e nazionali.
L’importanza della collaborazione tra istituzioni
Il monitoraggio della situazione richiede un forte impegno da parte delle istituzioni competenti. È cruciale che gli allevatori collaborino con il servizio veterinario e seguano le linee guida indicate, per evitare la diffusione del virus oltre i confini già colpiti. Solo attraverso una combinazione di prevenzione, vaccinazione e gestione sanitaria sarà possibile affrontare efficacemente l’emergenza e garantire la salute del patrimonio zootecnico sardo.
Rimanere aggiornati sull’andamento dell’epidemia e sulle misure di intervento adottate sarà fondamentale per affrontare questa crisi e proteggere l’economia rurale dell’isola.