L’epilessia è una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con un impatto significativo sulla loro vita quotidiana. In Europa, si stima che ci siano circa 6 milioni di persone affette da questa condizione, di cui circa 500.000 in Italia. Oltre alle implicazioni mediche, l’epilessia può influire sul benessere psicologico e sugli aspetti sociali della vita delle persone, come il lavoro, le relazioni personali e la qualità della vita. Purtroppo, nel 30% dei casi, la malattia risulta essere farmacoresistente.
In occasione della Giornata Internazionale dell’Epilessia, l’Associazione Fuori dall’Ombra Insieme per l’Epilessia sottolinea l’importanza di sconfiggere l’ignoranza e rimuovere lo stigma associato a questa malattia. Giuseppe Zaccaria, presidente dell’Associazione, afferma: “È necessario informare e aggiornare sulle opzioni di trattamento disponibili, rimuovendo lo stigma che ancora oggi accompagna la diagnosi di epilessia e che provoca discriminazioni e diffidenze. Bisogna parlare di epilessia a tutti i livelli, coinvolgendo le persone affette, le loro famiglie e la società civile. Questo è fondamentale per abbattere la non conoscenza che limita la vita delle persone con questa malattia“.
La ricerca nel campo dell’epilessia ha fatto enormi progressi negli ultimi decenni. Attualmente, circa il 70% dei casi può essere adeguatamente trattato con terapie farmacologiche, che consentono un buon controllo delle crisi epilettiche e una prognosi favorevole. Tuttavia, rimangono ancora sfide da affrontare, come la farmacoresistenza e le recidive. Le recidive possono verificarsi in molte forme di epilessia quando la terapia viene interrotta, anche dopo anni di trattamento regolare.
Guardando al futuro, si sta andando verso una medicina di precisione nella cura dell’epilessia. Stefano Sartori, neurologo ed epilettologo pediatra presso la Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, spiega: “Nel futuro, ci saranno nuovi farmaci anticrisi più efficaci e con meno effetti collaterali, ma l’obiettivo principale è quello di sviluppare terapie che agiscano direttamente sulla causa sottostante dell’epilessia. Questo è particolarmente importante per le forme di epilessia di origine genetica, dove l’identificazione di una specifica base genetica può guidare la scelta dei farmaci più efficaci e aprire la strada a terapie eziologiche“.
Inoltre, si sta prestando sempre più attenzione al ruolo dell’infiammazione nel campo dell’epilessia. Sartori aggiunge: “Le crisi epilettiche e le epilessie possono essere influenzate da meccanismi immunologici. Farmaci che agiscono direttamente sull’infiammazione potrebbero rappresentare il futuro della cura per alcune forme di epilessia“.
Infine, la chirurgia rimane un aspetto cruciale nella cura dell’epilessia. Nei casi selezionati, può portare alla guarigione o a una significativa riduzione delle crisi. È quindi importante istituire centri di chirurgia dell’epilessia in tutte le regioni, sia per l’età pediatrica che per l’età adulta. È necessario un impegno condiviso tra medici, ricercatori, società scientifiche, ospedali, università, aziende e le persone affette da epilessia, le loro associazioni e la società civile nel suo complesso.
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