Ex prefetto Pescara condannato a 1 anno e 8 mesi per il caso Rigopiano - avvisatore.it
L’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, è stato condannato in appello al tribunale dell’Aquila per la strage dell’hotel Rigopiano. Dopo essere stato assolto in primo grado, dovrà ora scontare una pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione. La sentenza è stata resa nota in soli venti minuti.
“Alessandro di Michelangelo, fratello di Dino, morto nella strage di Rigopiano, ha commentato la sentenza dicendo: “Una sentenza che ripaga, seppur in parte, la delusione di quella di primo grado. Certo, non ci sono vincitori né vinti, ma si intravede la luce della verità”. Queste parole testimoniano la speranza che la giustizia sia stata fatta per le vittime della tragedia.
La tragedia si è verificata il 18 gennaio 2017, quando una valanga ha travolto l’hotel Rigopiano di Farindola, nel pescarese. Il bilancio è stato devastante, con 29 persone che hanno perso la vita e solo 11 miracolosamente sopravvissute dopo essere rimaste intrappolate tra le macerie per ore.
La valanga è avvenuta durante una grave emergenza neve, che ha colpito l’intera regione dell’Abruzzo. Quella mattina, tre scosse di terremoto di magnitudo significativa hanno scosso la zona. All’interno dell’hotel c’erano quaranta persone, tra ospiti e dipendenti, che sono rimaste bloccate dopo che una forte nevicata ha reso inaccessibile la strada che collegava l’hotel al fondovalle. Nonostante gli appelli, non è stato possibile trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso.
Il processo per la strage di Rigopiano si è svolto in due gradi. Nel primo grado, sono state pronunciate cinque condanne e ventidue assoluzioni. L’assoluzione dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e dell’ex presidente della provincia, Antonio Di Marco, ha suscitato polemiche e sconcerto. Anche il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, è stato condannato a una pena di 2 anni e 8 mesi.
Ora, con la sentenza di appello, l’ex prefetto Provolo è stato condannato a scontare una pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione. Questa decisione rappresenta una parziale riparazione per i familiari delle vittime, che sperano che la verità venga finalmente ristabilita.
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