Farmaco contro l’obesità e il cuore ‘stanco’: 6 anni di vita recuperati

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Farmaco contro l'obesità e il cuore 'stanco': 6 anni di vita recuperati - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 15 Dicembre 2023 by Redazione

L’obesità e lo scompenso cardiaco: una combinazione letale

L’obesità e lo scompenso cardiaco sono due malattie strettamente correlate che stanno diventando sempre più diffuse in Italia. Attualmente, ci sono circa 6 milioni di persone obese nel nostro Paese e oltre 1 milione di pazienti affetti da insufficienza cardiaca. Purtroppo, questa combinazione può portare a una riduzione dell’aspettativa di vita di almeno 6 anni. Tuttavia, c’è una buona notizia: esiste un farmaco che può affrontare entrambe le condizioni contemporaneamente.

Secondo gli esperti della Società italiana di cardiologia (Sic), l’idea che si possa essere “grassi ma sani” è un falso mito. “L’aspettativa di vita e la salute dei pazienti obesi sono inferiori rispetto a quelli con un peso normale”, avvertono gli esperti. L’indice di massa corporea (BMI) non è un indicatore accurato dell’obesità. È più importante misurare la circonferenza della vita, che dovrebbe essere inferiore a 88 centimetri per le donne e 102 centimetri per gli uomini, e rappresentare meno della metà dell’altezza per preservare la salute del cuore e non solo.

Si prevede che entro il 2035 la metà della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o obesa, raggiungendo i 3,36 miliardi di persone. L’eccesso di grasso corporeo porta a ipertensione, sindrome metabolica, diabete e fibrillazione atriale, tutte patologie che possono causare scompenso cardiaco. Più della metà dei pazienti affetti da questa condizione ha un cuore che non si riempie correttamente e si stima che fino all’80% di loro sia obeso. Questa combinazione tra obesità e malattia cardiaca può aumentare fino all’85% il rischio di eventi cardiovascolari fatali, riducendo l’aspettativa di vita di almeno 6 anni.

Secondo il presidente della Sic, Perrone Filardi, l’obesità e lo scompenso cardiaco sono due epidemie in rapida crescita. “L’insufficienza cardiaca colpisce attualmente oltre 1 milione di italiani e si prevede un aumento del 30% dei casi entro il 2030. Questo aumento è in parte dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita, poiché la prevalenza della malattia raddoppia ogni decennio e colpisce il 20% della popolazione dopo gli 80 anni. Tuttavia, l’obesità è una delle principali cause di insufficienza cardiaca, poiché il sovrappeso comporta un aumento dell’infiammazione generale, uno stress maggiore sul metabolismo e il sistema cardiovascolare, e un accumulo di grasso viscerale, anche a livello cardiaco”.

La buona notizia è che nel 2023 l’obesità è diventata un obiettivo terapeutico per il trattamento dello scompenso cardiaco. Uno studio recente pubblicato sul “New England Journal of Medicine” ha dimostrato che il farmaco semaglutide, somministrato una volta alla settimana, riduce del 20% il rischio di mortalità cardiovascolare, infarto e ictus rispetto al placebo. Questo farmaco, appartenente alla famiglia degli agonisti del recettore del Glp-1, ha anche dimostrato di migliorare la qualità di vita e la capacità di esercizio dei pazienti con insufficienza cardiaca a frazione di eiezione preservata.

Inoltre, il semaglutide riduce l’infiammazione e comporta una maggiore perdita di peso rispetto al placebo. Questa terapia può avere un impatto significativo sulla perdita di peso e sul profilo infiammatorio associato alle malattie cardiovascolari ischemiche e allo scompenso cardiaco. Secondo Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare Asugi dell’università di Trieste, questa strategia di trattamento avrà un impatto significativo sulla pratica clinica, soprattutto perché attualmente mancano terapie efficaci per questo gruppo di pazienti vulnerabili.

In conclusione, l’obesità e lo scompenso cardiaco sono due malattie in crescita che possono ridurre l’aspettativa di vita di almeno 6 anni. Tuttavia, grazie al farmaco semaglutide, ora è possibile affrontare entrambe le condizioni contemporaneamente. Questo rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il rischio cardiovascolare e potrebbe migliorare significativamente la vita dei pazienti affetti da obesità e scompenso cardiaco.

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