Ultimo aggiornamento il 14 Febbraio 2024 by Redazione
Sequestrati beni per 900 mila euro a tre persone e una società per frode fiscale e truffa
I finanzieri del Comando provinciale Cosenza hanno sequestrato beni mobili e immobili per un valore di 900 mila euro a tre persone fisiche e una società di capitali. I tre individui, legati da vincoli di parentela, sono stati denunciati per frode fiscale e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Indagini rivelano frode fiscale e utilizzo di fatture false
Le indagini, condotte dai militari del Gruppo della Guardia di finanza di Sibari su delega della Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno permesso di scoprire le attività illecite messe in atto dai tre soggetti. Essi avrebbero utilizzato un sistema di frode fiscale basato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, a favore di una società operante nel settore alberghiero.
In particolare, le indagini hanno rivelato che diverse imprese, create appositamente dagli indagati, emettevano fatture per lavori edili e di pulizia mai eseguiti o eseguiti solo in parte. Questo vantaggio era a beneficio della società alberghiera capogruppo, che poteva beneficiare di ingenti crediti Iva utilizzati per compensare debiti tributari e previdenziali, a danno dell’Erario. Le fatture false venivano anche utilizzate per ottenere contributi pubblici a fondo perduto per un totale di 133 mila euro, nell’ambito del “Programma operativo regionale (Por Calabria) Fesr 2014-2020”.
Pagamenti simulati e restituzione delle somme illegittime
Dagli accertamenti bancari effettuati sui conti correnti della società “madre”, è emerso un sistema illecito di pagamenti simulati tramite bonifici bancari verso le imprese create per documentare falsamente la fornitura di beni e servizi. Le somme accreditate venivano poi prelevate in contanti e “restituite” alla società alberghiera. Quest’ultima, grazie alle fatture false, dimostrava in modo falso all’ente erogatore il sostenimento di spese oggetto di finanziamenti pubblici, che in realtà non erano mai state sostenute.
I responsabili del presunto danno erariale saranno segnalati alla Procura regionale Calabria della Corte dei conti e all’Ente erogatore dei contributi pubblici per la restituzione delle somme illegittimamente percepite.