Il fenomeno dei deinfluencer sta prendendo sempre più piede sui social media, offrendo un’alternativa agli influencer tradizionali. Questi creatori di contenuti digitali si distinguono per la loro volontà di promuovere un consumo più sostenibile ed etico, sfidando le tendenze del momento anziché seguendole. Al contrario degli influencer, i deinfluencer non sponsorizzano prodotti, ma li criticano e si interrogano sull’impatto che possono avere sui comportamenti d’acquisto dei consumatori.
Tra i deinfluencer più noti ed emergenti, spicca Derek Guy, conosciuto anche come “il ragazzo dell’abbigliamento maschile” su X. Questo scrittore e commentatore canadese di moda ha recentemente attirato l’attenzione di Bloomberg, che ha riportato la sua analisi dettagliata sulla differenza tra un maglione di cashmere da 50 dollari e uno che potrebbe costare fino a 5.000 dollari. Guy non solo ha evidenziato le differenze di qualità tra i due capi (come morbidezza, elasticità, lunghezza del filato e longevità), ma ha anche analizzato gli impatti ambientali e sul benessere degli animali, confrontandoli con il fast fashion.
Derek Guy rappresenta perfettamente il concetto di deinfluencer, che si è sviluppato come reazione alla cultura degli influencer. Questi deinfluencer si oppongono al consumismo sfrenato e alle tendenze del momento, spesso iniziando i loro post e reel con la domanda “Ne vale davvero la pena?”. Il loro obiettivo è quello di incoraggiare una visione più critica e consapevole delle scelte di acquisto.
Un altro esempio di deinfluencer è Tanner Leatherstein, diventato virale su Instagram e TikTok grazie alle sue abilità artigianali e alla sua conoscenza dei pellami. In molti dei suoi video, Tanner smonta borsette di lusso dal valore di migliaia di euro, mostrando il reale valore dei materiali utilizzati. Con l’uso di taglierini, solventi, forbici e lime, distrugge e seziona ogni singolo componente degli oggetti in questione, mettendo in discussione il prezzo richiesto dai brand di lusso e chiedendo ai consumatori se il prodotto vale davvero quella cifra.
Il fenomeno dei deinfluencer non è nuovo sui social media, ma ha guadagnato popolarità come trend negli ultimi anni. Anche in Italia, deinfluencer come Andrea Cheong, con oltre 390.000 follower su Instagram e TikTok, mostrano ai loro follower come leggere le etichette di cuciture, fodere e materiali nei negozi. Anche Derek Guy stesso cerca di scoraggiare il consumismo sconsiderato attraverso i suoi contenuti sui social media. Questo fenomeno potrebbe portare a una maggiore consapevolezza e critica nelle scelte di consumo anche per i consumatori italiani.
Il fenomeno dei deinfluencer rappresenta una nuova prospettiva nel mondo dei social media, offrendo un’alternativa al consumismo e promuovendo un approccio più sostenibile ed etico verso gli acquisti. Questi creatori di contenuti digitali stanno dimostrando che è possibile sfidare le tendenze del momento e fare scelte consapevoli, contribuendo a un cambiamento positivo nella società.
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