Ferragosto controverso a Corleone: il post provocatorio di Salvo Riina infiamma il dibattito pubblico

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Ferragosto controverso a Corleone: il post provocatorio di Salvo Riina infiamma il dibattito pubblico - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 16 Agosto 2024 by Luisa Pizzardi

Il Ferragosto del 2023 ha scatenato polemiche a Corleone, un comune simbolo della lotta alla mafia che ha visto il ritorno di Salvo Riina, figlio del noto boss Totò Riina. Attraverso un post sui social, con occhiali da sole e cappellino, Salvo sembra voler sfidare le istituzioni e la memoria delle vittime mafiose. La zona di Via Scorsone, dove risiede la famiglia Riina, è stata teatro di tensioni che affondano le radici nella lotta contro la criminalità organizzata, soprattutto dopo il cambiamento del nome della via in onore del giudice Cesare Terranova.

Il cambio di nome della Via Scorsone

Un gesto simbolico contro la mafia

Nel 2018, la Commissione straordinaria del Comune di Corleone, composta da Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola, ha deciso di rinominare Via Scorsone in Via Cesare Terranova. Questa scelta si è rivelata un atto di forte significato simbolico, volto a sottolineare la presenza dello Stato in un territorio storicamente segnato dalla criminalità organizzata. Cesare Terranova era un magistrato noto per la sua determinazione nel combattere la mafia, ucciso il 25 settembre 1979, insieme al suo collaboratore, il maresciallo Lenin Mancuso.

L’inaugurazione della nuova intitolazione, fissata per il 17 novembre, rappresentava un chiaro messaggio di resistenza contro l’impatto della mafia sulla comunità. La volontà di omaggiare una figura della giustizia nel cuore di Corleone ha aperto un dibattito sulle modalità di memoria e riconoscimento delle vittime della mafia. Tuttavia, a distanza di sei anni, il clima di provocazione lanciato da Salvo Riina ha messo in evidenza come tale gesto non sia ancora stato completamente accettato da alcuni cittadini.

Il riscontro dalla comunità

La risposta della comunità al gesto provocatorio di Salvo Riina è complessa. Da un lato, ci sono coloro che sostengono la decisione della Commissione straordinaria, ritenendo essenziale continuare nella lotta contro la mafia. Dall’altro, però, ci sono anche resistenze, riflessioni e interrogativi su come la comunità di Corleone affronti il proprio passato. La presenza della famiglia Riina in questa storicità di lotta, unita alla connotazione negativa del nome del padre, aggiunge strati di complessità al dibattito.

Il ritorno di Salvatore Riina a Corleone

Dalla detenzione al reinserimento sociale

Salvo Riina, tornato a Corleone nell’aprile 2023, è stato condannato a 8 anni e 10 mesi per gravi reati tra cui associazione mafiosa e riciclaggio. Dopo aver scontato la pena, è stato ammesso a un programma di affidamento ai servizi sociali, partecipando attivamente a un percorso di reinserimento che ha compreso la laurea e la collaborazione con l’Associazione famiglie contro la droga. Questo processo di reintegrazione ha attirato l’attenzione sugli sforzi delle istituzioni per garantire seconde opportunità a chi ha un passato criminale.

Il mese di agosto ha rappresentato quindi non solo un momento di festa, ma anche un’opportunità di riflessione sul tema della riabilitazione sociale. La presenza di Salvo Riina ha generato discussioni sulla capacità delle istituzioni di affrontare le differenze tra il passato e un futuro che possa includere la famiglia Riina in un contesto di legalità e con rispetto verso le vittime della mafia.

La vita dopo il carcere

Oltre agli aspetti legali e sociali, la vita di Salvo Riina è segnata dall’intenso legame con la sua famiglia e dal desiderio di raccontare la sua storia. In particolare, ha scritto un libro, ‘Riina family life’, dove descrive non solo il suo vissuto, ma anche le dinamiche familiari e il peso dell’eredità paterna. Questo libro offre una nuova prospettiva su quanto possa essere difficile vivere sotto il peso del nome Riina in un contesto in cui la mafia è ancora un tema controverso.

L’intervento delle istituzioni

Delle ingiunzioni audaci e dei messaggi forti

Le istituzioni locali non si sono limitate a cambiare il nome della strada; hanno mostrato anche un’azione audace nei confronti della famiglia Riina. Per esempio, le commissarie straordinarie del Comune di Corleone hanno inviato dei messi per notificare a Ninetta Bagarella, moglie del boss deceduto, un’ingiunzione di pagamento per la tassa sui rifiuti. Questo gesto ha confermato l’intenzione delle autorità di affermare la legge anche nei confronti delle famiglie mafiose, sollevando interrogativi su come sia percepita la giustizia in un contesto tanto complicato.

La reazione della Chiesa

In un contesto di forte tensione sociale, anche la Chiesa ha deciso di posizionarsi. L’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, ha ordinato che le processioni religiose non passassero più sotto il domicilio della famiglia Riina. Questo provvedimento ha rappresentato un chiaro segnale di distacco dalla criminalità e un impegno nel sostegno alle vittime della mafia. La Chiesa, una comunità di riferimento importante, ha quindi assunto un ruolo attivo nel comunicare una ferma condanna rispetto a un passato che continua a influire sul presente.

Il Ferragosto del 2023 a Corleone ha messo in luce le continue sfide legate alla lotta contro la mafia e il cammino verso il riconoscimento delle vittime, all’interno di un contesto sociale che cerca di ricostruirsi in modo sempre più consapevole.

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