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Flaminio: residenti presentano esposto contro scavi e carotaggi in area privata di via Cardinal De Luca

Un gruppo di residenti del quartiere Flaminio ha avviato un’azione legale presentando un esposto alla Procura della Repubblica, ai carabinieri, alla Soprintendenza Capitolina e al II municipio. L’oggetto della loro preoccupazione sono gli scavi e i carotaggi attualmente in corso all’interno di un’area privata ubicata in via Cardinal De Luca. Questo contesto solleva interrogativi sulla tutela dei beni archeologici e delle strutture circostanti.

Una palazzina al posto del deposito Atac: un progetto controverso

La vicenda legata a via Cardinal De Luca ha radici profonde, risalenti al 2005, quando l’area era occupata da un deposito Atac. Inizialmente, il piano prevedeva la costruzione di un parcheggio multipiano. Tuttavia, durante le fasi preparatorie del progetto, furono riscontrati numerosi problemi, tra cui la presenza di una falda acquifera e questioni di stabilità riguardanti gli edifici limitrofi, che portarono all’interruzione dei lavori.

Dopo quasi due decenni di tensioni e discussioni, nel 2022 una società ha acquisito l’area all’asta, versando oltre 4 milioni di euro. La nuova proprietà, Mamiris Srl di Milano, ha richiesto l’autorizzazione per realizzare un edificio residenziale e dare vita a due piani interrati destinati a garage. La posizione geografica, nel cuore pulsante del Flaminio e nei pressi del lungotevere delle Navi, rende questo progetto di particolare interesse, ma ha anche sollevato forti preoccupazioni tra i residenti.

Reperti archeologici nel Flaminio: una scoperta inaspettata

Già nel 2022, i cittadini di via Cardinal De Luca si erano mobilitati per esprimere le loro preoccupazioni circa i lavori in corso e il taglio di alberi che avveniva all’interno dell’area. Il sito, di dimensioni pari a 1.300 metri quadrati, ha sollevato l’attenzione anche per la possibilità di reperti archeologici in quanto il quartiere Flaminio è storicamente noto per la sua ricchezza di resti antichi.

Le operazioni di scavo e carotaggio hanno rivelato infatti la presenza di strutture murarie di epoca romana, suscitando timori tra i residenti. Durante i lavori, una palizzata profonda 19 metri è stata installata, ben oltre la misura inizialmente prevista di 7,30 metri. Questa scoperta ha riacceso il dibattito, rendendo non solo i lavori più complessi, ma anche aumentando le preoccupazioni sulla preservazione delle strutture storiche circostanti.

L’esposto dei cittadini: un appello alla tutela dei beni culturali

Il comitato di residenti, noto come Belle Arti-Flaminio, ha formalizzato il proprio disappunto attraverso un esposto. Nel documento, si evidenzia la presenza di “strutture murarie di epoca romana” e viene sottolineato il “rischio per la conservazione” di tali reperti in caso di prosecuzione dei lavori di costruzione. La comunità esige che ogni attività edilizia in quell’area sia subordinata a uno scavo archeologico estensivo, come già raccomandato dalla Soprintendenza archeologica nel maggio 2022.

L’esposto mette in luce anche un apparente conflitto di interessi nella modifica del piano di scavi. Secondo i firmatari, l’attuale approccio, che prevede la realizzazione di una paratia di pali, potrebbe essere orientato più verso la costruzione piuttosto che alla salvaguardia del patrimonio archeologico esistente. I cittadini denunciano come tali iniziative danneggino non solo i reperti archeologici, ma anche la stabilità degli edifici circostanti, richiedendo un attento monitoraggio da parte delle autorità competenti.

Preoccupazioni per la stabilità: acqua nel sottosuolo e rischi strutturali

Un altro aspetto che preoccupa i residenti è la gestione della falda acquifera. Durante le operazioni di scavo, nel sottosuolo sono emersi evidenti segni di umidità, ricordando situazioni analoghe del 2005. Sia i membri del comitato che i cittadini lamentano che l’eventuale costruzione di un palazzo in quell’area possa compromettere la stabilità degli edifici circostanti e il delicato ecosistema idrico di Flaminio.

I residenti, preoccupati per le conseguenze a lungo termine, chiedono un intervento tempestivo da parte degli enti preposti affinché vengano garantiti i diritti di tutela del patrimonio culturale e della sicurezza degli abitanti. La situazione attuale pone interrogativi sulla compatibilità delle attività edilizie con le esigenze di protezione delle risorse storiche e naturali, richieste sempre più pressanti in un contesto urbano in continua evoluzione.

Giordana Bellante

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