La recente polemica tra il noto imprenditore Flavio Briatore e il maestro pizzaiolo Gino Sorbillo ha scatenato reazioni vivaci sul tema della pizza napoletana e delle sue tradizioni. Briatore, imminente con l’apertura del suo nuovo locale Crazy Pizza a Napoli, ha espresso dubbi sulla tipicità della pizza partenopea, paragonandola a una “gomma da masticare”. Sorbillo, uno dei più celebri pizzaioli di NAPOLI, non ha tardato a rispondere, difendendo fermamente la sua tradizione e il valore della pizza autentica.
Flavio Briatore ha lanciato la sua critica durante un’intervista, sottolineando come la pizza napoletana non rispecchi “i giusti standard” di qualità per lui, mettendo in discussione anche il metodo tradizionale di preparazione. Secondo Briatore, le pizze napoletane sarebbero troppo consistenti e mortificanti per il palato, il che ha portato a un confronto veemente con Gino Sorbillo. Briatore, noto per i suoi successi nel mondo dell’imprenditoria e della ristorazione, ha dichiarato che la sua proposta di pizza differente, preparata in modo più innovativo, risulterà più apprezzata a Napoli.
Dopo le affermazioni di Briatore, Gino Sorbillo, celebre per la sua arte nella preparazione della pizza, ha preso la parola su Radio Crc. In un intervento appassionato, ha spiegato che ciò che contraddistingue la pizza napoletana è una morbidezza e manipolabilità che la differenzia da altre varianti. Sorbillo ha specificato che l’uso dello schiacciapizza da parte di Briatore implicherebbe una diversa concezione di pizza, riducendone il carattere autentico. Questo confronto gioca un ruolo cruciale nel dibattito sulle diverse tradizioni culinarie in Italia.
Con l’arrivo di Crazy Pizza a Napoli, la questione della pizza partenopea si fa anche economica. Briatore ha già forgiato una rete internazionale con le sue attività, vantando più di trenta punti vendita in tutto il mondo, fra Tokyo, Miami e Roma. Sorbillo, che gestisce otto locali a Milano, ha messo in dubbio l’efficacia e il successo di Briatore, sostenendo che la verità si evince solo osservando l’operato nei vari mercati. La competizione si fa aspra e le differenze tra le due proposte di pizza sono sempre più evidenti.
Sorbillo ha però posto un accento particolare sui prezzi. A suo avviso, il costo medio di una margherita da lui proposta è di 6,50 euro, mentre Briatore parla di un prezzo che raggiunge i 17 euro. Funzionando non solo come un fattore economico, il prezzo rappresenta anche un indicatore della qualità e dell’autenticità per gli amanti della pizza, oltre a riflettere le diverse filosofie imprenditoriali.
Sorbillo ha concluso il suo intervento parlando dell’importanza delle associazioni che tutelano la vera pizza napoletana. Secondo lui, esistono standard e riconoscimenti formali per le pizzerie che rispettano una tradizione in un settore che può sembrare saturo, ma che intende preservare la propria autenticità. La pizza, con una storia di tre secoli, ha sempre rappresentato per NAPOLI un simbolo di cultura e tradizione che va oltre il semplice piatto da consumare.
Mentre il mondo della ristorazione continua a confrontarsi con le sfide moderne, l’arte della pizza sembra dividersi sempre di più tra chi punta sulla tradizione e chi cerca innovazioni. La disputa tra Briatore e Sorbillo non è solo una questione di gusti, ma riflette un panorama culturale e gastronomico in continua evoluzione, dove ognuno si batte per far valere la propria visione della pizza.
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