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Frode e contraffazione: sei indagati nella durissima inchiesta sull’olio d’oliva

L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza ha portato alla luce un intricato sistema di frode nel commercio degli oli d’oliva in Italia. Sei persone sono state accusate per la loro presunta responsabilità in attività illecite che travalicano i confini della legge e danneggiano la reputazione di un prodotto simbolo della tradizione gastronomica italiana. L’inchiesta, avviata dalla Procura di Brindisi, sta gettando luce su pratiche ingannevoli che mettono a rischio non solo i consumatori, ma anche l’intera economia locale.

Il sequestro delle aziende

Due sedi sotto la lente della giustizia

Nel corso delle operazioni di indagine, la Guardia di Finanza ha eseguito un importante sequestro preventivo, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Brindisi. Due aziende coinvolte nella produzione e vendita di olio d’oliva, con sedi nelle province di Brindisi e Rieti, sono state messe alle corde. Questo provvedimento non si limita solo alla chiusura delle attività, ma include anche il sequestro di beni aziendali e personali riconducibili agli indagati, con l’obiettivo di garantire il risarcimento dei danni e prevenire ulteriori attività illecite.

Oltre 940mila euro di profitto illecito

L’analisi dei documenti e delle operazioni commerciali ha rivelato un ammontare impressionante di profitti illeciti, stimati in oltre 940mila euro. Questa somma è il risultato di una serie di operazioni fraudolente che hanno ingannato i consumatori e violato le normative sulla commercializzazione degli oli extravergini di oliva. Misure come il sequestro preventivo mirano a colpire duramente le tasche di chi ha orchestrato tale sistema illecita, imprimendo un forte messaggio di legalità e tutela della produzione autentica.

Le condotte illecite rivelate dalle indagini

La truffa dell’olio extravergine di oliva

Le indagini hanno svelato modalità operative altamente sofisticate per diffondere olio extravergine di oliva di origine greca come se fosse genuinamente italiano. In un solo biennio, i sei indagati avrebbero commercializzato circa 540 tonnellate di prodotto, ben lontano dalla sua reale provenienza. Le operazioni di travaso, con più di 500 movimentazioni formali all’interno della stessa azienda, avevano lo scopo di difficoltare la tracciabilità dell’olio. Questo consente di comprendere l’entità del problema, che non coinvolge solo il prodotto finale, ma anche i metodi adottati dal settore per occultare pratiche fraudolente.

La falsa indicazione dell’anno di produzione

In aggiunta, un’altra condotta illecita ha destato preoccupazione: la commercializzazione di ulteriore olio extravergine di oliva, pari a circa 500 tonnellate, con informazioni false riguardanti l’anno di produzione. Tali pratiche sono a dir poco ingannevoli, poiché violano la normativa in materia di indicazione di origine e qualità del prodotto. Queste azioni non solo danneggiano i consumatori, che si vedono privati dell’autenticità, ma mettono anche a repentaglio intere filiere che lavorano onestamente per garantire un prodotto di alta qualità.

L’inchiesta continua a svilupparsi, e ulteriori novità si attendono nei prossimi giorni, mentre la Guardia di Finanza e la Procura di Brindisi perseguono senza sosta i responsabili di questo vasto schema di frode. La tutela della qualità dell’olio d’oliva è un obiettivo fondamentale per il futuro del commercio italiano.

Redazione

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