Ultimo aggiornamento il 7 Dicembre 2023 by Redazione
Dorian Petoku, narcotrafficante albanese, evade dalla comunità di recupero
Dorian Petoku, noto narcotrafficante albanese coinvolto nell’inchiesta “Grande Raccordo criminale” della Dda di Roma, è riuscito a fuggire dalla comunità di recupero di Nola, in provincia di Napoli. Nonostante le obiezioni della procura capitolina, l’autorità giudiziaria aveva deciso di trasferirlo lì, dopo la sua estradizione dall’Albania. Petoku era stato condannato a 12 anni di carcere con rito abbreviato nel luglio 2022, per il suo coinvolgimento nel traffico di droga all’interno dell’organizzazione guidata da Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”.
Un trasferimento controverso nonostante i pareri contrari della procura
Nonostante i pareri contrari della procura capitolina, Dorian Petoku era stato trasferito nella comunità di recupero di Nola, in provincia di Napoli. La decisione dell’autorità giudiziaria di trasferirlo nonostante le obiezioni sollevate dalla procura ha sollevato molte polemiche. Petoku era stato estradato dall’Albania e aveva trascorso circa un anno in carcere in Italia prima di ottenere il trasferimento nella comunità di recupero. Era stato considerato tossicodipendente e gli era stato assegnato un braccialetto elettronico per il controllo. Tuttavia, la scorsa settimana è riuscito a fuggire, mettendo in evidenza le criticità del sistema di sorveglianza.
Coinvolgimento nell’organizzazione di narcotrafficanti smantellata nel 2019
Dorian Petoku è stato coinvolto nell’organizzazione di narcotrafficanti guidata da Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”, e successivamente da Fabrizio Fabietti. L’organizzazione è stata smantellata nel novembre 2019 grazie a un’operazione condotta dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma e del Gico, sotto la coordinazione del magistrato Michele Prestipino. Petoku è stato condannato a 12 anni di carcere con rito abbreviato nel luglio 2022, per il suo ruolo nel rifornimento di droga all’interno dell’organizzazione. La fuga del narcotrafficante dalla comunità di recupero di Nola solleva interrogativi sulla sicurezza del sistema penitenziario e sulla gestione dei detenuti considerati a rischio.