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Genitori di Saman condannati all’ergastolo, zio assolto, cugini scagionati

Ergastolo per i genitori di Saman Abbas, quattordici anni allo zio

La Corte di assise di Reggio Emilia ha emesso la sentenza nel processo sull’omicidio della giovane Saman Abbas. Il padre, Shabbar Abbas, e la madre, Nazia Shaheen, sono stati condannati all’ergastolo, mentre lo zio, Danish Hasnain, dovrà scontare una pena di quattordici anni di reclusione. I cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq, sono stati invece assolti e immediatamente rilasciati.

Secondo le indagini, Saman Abbas è stata uccisa dalla sua famiglia a causa di un presunto “crimine d’onore”. La giovane, di origine pakistana, era fuggita dalla sua famiglia a maggio 2021, dopo aver subito violenze e minacce a causa della sua volontà di sposarsi con un uomo italiano. Purtroppo, il suo corpo non è mai stato trovato.

Durante il processo, sono emerse prove che hanno confermato il coinvolgimento dei genitori e dello zio nella morte di Saman. La sentenza dell’ergastolo per i genitori sottolinea la gravità del loro crimine, mentre la condanna a quattordici anni per lo zio riconosce il suo ruolo nel piano omicida.

La lotta contro i “crimini d’onore” continua

L’omicidio di Saman Abbas ha messo in luce il problema dei “crimini d’onore” all’interno delle comunità migranti in Italia. Questi crimini sono motivati da una concezione distorta dell’onore familiare, che spinge alcune famiglie a commettere violenze e omicidi per preservare la loro reputazione.

Le autorità italiane stanno lavorando per contrastare questa forma di violenza e garantire la protezione delle vittime. La sentenza di oggi è un importante passo avanti nella lotta contro i “crimini d’onore”, inviando un chiaro messaggio che tali azioni non saranno tollerate.

Giustizia per Saman Abbas

La sentenza emessa oggi rappresenta una forma di giustizia per Saman Abbas e per tutte le vittime di “crimini d’onore”. La giovane donna ha pagato il prezzo più alto per la sua volontà di vivere la sua vita secondo le sue scelte e desideri.

Come ha dichiarato il procuratore, questa sentenza invia un messaggio forte a coloro che pensano di poter commettere violenze in nome dell’onore familiare. “Non ci saranno zone d’ombra per coloro che commettono crimini di questo tipo”, ha affermato.

È fondamentale che la società continui a combattere contro queste forme di violenza e a garantire la protezione delle vittime. Nessuno dovrebbe mai essere costretto a vivere con la paura di essere perseguitato o ucciso a causa delle proprie scelte di vita.

La sentenza di oggi è un passo avanti nella giusta direzione, ma c’è ancora molto lavoro da fare per eliminare completamente i “crimini d’onore” dalla nostra società. È responsabilità di tutti noi lavorare insieme per creare un mondo in cui ogni individuo possa vivere in sicurezza e libertà.

Redazione

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