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Giudice di Ascoli Piceno condanna due donne per omicidio colposo: il caso di Francesca Galazzo

Un recente verdetto del tribunale di Ascoli Piceno segna un capitolo significativo nelle indagini riguardanti la tragica morte di Francesca Galazzo, avvenuta il 14 luglio 2017. Le due donne condannate, coinvolte nell’incidente avvenuto presso il Luna Park di San Benedetto del Tronto, si trovano ora a dover affrontare le conseguenze di una sentenza che ha suscitato grande attenzione mediatica e sociale.

Il caso Galazzo e la sentenza del tribunale

La dinamica dell’incidente

L’incidente che ha portato alla morte di Francesca Galazzo, una giovane di 27 anni, è avvenuto mentre si trovava sulla giostra “Trottola Twist“. Durante la corsa, la giovane sarebbe caduta dall’attrazione, un evento che ha scatenato interrogativi e preoccupazioni riguardo alla sicurezza delle giostre nei parchi di divertimento. Le indagini hanno rapidamente preso piede, portando a un processo che ha messo in luce numerosi aspetti critici legati alla gestione e alla manutenzione dell’attrazione.

Le condanne e le responsabilità

Il giudice Domizia Proietti ha inflitto a entrambe le donne, la proprietaria della giostra e sua figlia, una pena di un anno di reclusione per omicidio colposo. Oltre alla reclusione, è stata disposta una provvisionale di 120.000 euro da versare ai familiari di Galazzo, la cui sospensione della pena è vincolata al pagamento di tale somma. La difesa, rappresentata dall’avvocato Valentino Mascetti, ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello, sottolineando che le due donne non hanno agito con dolo e che l’incidente era imprevedibile.

Le argomentazioni della difesa e dell’accusa

La posizione dell’accusa

L’impianto accusatorio ha puntato il dito contro le due donne, ritenendole responsabili della morte di Francesca Galazzo, sostenendo che il suo peso potrebbe aver creato uno sbilanciamento nel funzionamento della giostra. Secondo l’accusa, “il dolore provato dalla giovane l’avrebbe portata a slacciarsi, causando la fatale caduta.” Questa ricostruzione ha sollevato interrogativi inquietanti sulla sicurezza della giostra e sulla responsabilità di chi la gestisce.

Le controdeduzioni della difesa

D’altro canto, la difesa ha presentato un consulente che ha contestato le affermazioni dell’accusa, sottolineando che “la differenza di corporatura non influisce sul corretto funzionamento della giostra.” Inoltre, ha fatto notare che non vi sono prove certe riguardo all’eventuale mancanza di allacciamento della ragazza. Questo scambio di tesi ha reso il processo particolarmente complesso e ha messo in evidenza le difficoltà di stabilire una verità assoluta in una situazione così tragica e delicata.

Precedenti giudiziari e misure di sicurezza

La condanna del collaudatore

In un altro procedimento legato alla stessa tragedia, un ingegnere responsabile del collaudo della giostra è stato già condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 10.000 euro ai familiari di Francesca. La condanna è stata in larga parte basata sulla mancanza di un sistema di sicurezza centralizzato, che avrebbe potuto evitare che la giovane si sganciasse o venisse espulsa dalla giostra.

I risultati delle indagini e l’assenza di misure adeguate

La mancanza di misure di sicurezza adeguate all’interno delle giostre è un tema ricorrente emerso durante le indagini. Dei tre collaudatori inizialmente indagati, uno è stato assolto e un altro è deceduto. La questione della sicurezza nelle attrazioni dei parchi di divertimento ha così assunto un’importanza centrale, sollevando interrogativi su quanto avvenga per garantire l’incolumità degli utenti.

Questa drammatica vicenda continua a far discutere l’opinione pubblica, mettendo in evidenza la necessità di protocolli più rigorosi per la sicurezza delle giostre e una maggiore responsabilità da parte di chi gestisce e collabora alla loro manutenzione e collaudo.

Redazione

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