Ultimo aggiornamento il 5 Gennaio 2024 by Redazione
Nuove ipotesi sull’omicidio di Simonetta Cesaroni: il ruolo di Mario Vanacore
Le indagini sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto il 7 agosto 1990, sembrano aver fatto un passo avanti. Secondo una corposa informativa consegnata alla Procura di Roma dai carabinieri, Mario Vanacore, figlio del portiere del condominio di via Poma, sarebbe il principale sospettato dell’omicidio. Tuttavia, i magistrati parlano di “ipotesi e suggestioni” che non permettono di confermare la fondatezza di queste accuse.
La figura di Mario Vanacore e le nuove prove
Mario Vanacore, figlio di Pietrino, il portiere dello stabile in cui Simonetta Cesaroni lavorava come segretaria, è stato inserito in cima alla lista dei sospettati per questo cold case. L’uomo venne fermato tre giorni dopo l’omicidio, ma venne rilasciato dopo un mese di detenzione. A distanza di 20 anni, nel 2010, si suicidò. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, Vanacore avrebbe trascinato Simonetta nella stanza del direttore, dove poi venne trovato il suo cadavere. Avrebbe tentato di violentarla, ma la ragazza riuscì a colpirlo ferendolo. In risposta, Vanacore avrebbe sferrato un violento colpo al viso di Simonetta, stordendola e facendola cadere a terra. Da qui, si sarebbe giunti all’omicidio vero e proprio, con Vanacore che avrebbe preso l’arma del delitto e colpito la ragazza per ventinove volte.
Il coinvolgimento dei genitori di Mario Vanacore
Secondo le indagini, i genitori di Mario Vanacore, Pietrino e Giuseppa De Luca, avrebbero coperto le responsabilità del figlio, mentendo agli investigatori e coinvolgendo anche il datore di lavoro di Simonetta Cesaroni, Salvatore Volponi. Questa circostanza sarebbe stata confermata anche dalla commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura, che ha svolto un’indagine sul caso. Secondo la commissione, il portiere avrebbe scoperto il cadavere di Simonetta Cesaroni “ore prima dell’ufficiale ritrovamento del corpo”. Si sospetta quindi che ci sia stata un’attività post delictum, volta a nascondere o ritardare la scoperta del delitto, o addirittura a spostare il corpo dalla sua posizione originale.
Queste nuove prove e ipotesi potrebbero finalmente far luce sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, uno dei casi più famosi di cold case in Italia. Tuttavia, bisognerà attendere ulteriori sviluppi e conferme da parte delle autorità competenti.