Ultimo aggiornamento il 28 Giugno 2024 by Francesca Monti
Un studio curato dalla Uil e redatto da Devitalaw ha messo in luce una realtà allarmante: il lavoro uccide più della mafia. Nel periodo compreso tra il 1983 e il 2018, gli omicidi legati alla criminalità organizzata sono stati 6.681, mentre i morti sul lavoro hanno superato le 55mila vittime, definendo una vera e propria strage silenziosa.
La media spaventosa di vittime sul lavoro: oltre 1200 all’anno negli ultimi 10 anni
Secondo lo studio, negli ultimi 10 anni la media di vittime sul lavoro ha superato le 1.200 unità annue. I recenti dati dell’Inail evidenziano che nel solo 2023 sono state segnalate 1.041 morti per infortuni sul lavoro su un totale di 585.356 denunce. I primi tre mesi del 2024 hanno già visto 145.130 denunce di infortunio e 191 decessi.
Incidenza dei decessi secondo fascia d’età, genere e nazionalità
L’analisi numerica ha dimostrato che il 91,7% dei casi mortali riguarda uomini, con una significativa concentrazione nella fascia di età compresa tra i 50 e i 64 anni. Nel 2023, si è registrato un aumento dell’11,7% di infortuni tra i lavoratori under 20. Inoltre, oltre il 65% degli infortuni mortali riguarda lavoratori stranieri regolari.
Tendenze regionali e settoriali degli incidenti mortali sul lavoro
A livello nazionale, i casi di morte sul lavoro sono aumentati rispetto al 2022, con un incremento generale del 1,1%. Nel dettaglio, nel settore agricoltura si è verificato un aumento di 7 decessi, mentre nel Conto Stato sono stati segnalati 5 decessi in più rispetto all’anno precedente. Nel comparto industria e servizi, si è osservata una leggera diminuzione di 3 decessi.
Analisi per settori e regioni: le criticità evidenziate
Nel 2023 si è osservato un aumento dei decessi nei comparti Costruzioni e Commercio, una leggera diminuzione nel settore Trasporti e Magazzinaggio, mentre il comparto Attività manifatturiere ha mantenuto una stabilità nei casi di infortuni mortali. Inoltre, i sinistri mortali sono risultati più frequenti nel Mezzogiorno rispetto alle regioni Centro e Nord.
Questa analisi mette in evidenza una situazione allarmante che richiede azioni immediate e mirate per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e ridurre il numero di vittime causate da incidenti non accettabili in un contesto lavorativo.
Approfondimenti
- Il studio condotto dalla Uil e redatto da Devitalaw ha rivelato dati preoccupanti riguardo al saldo tragico delle vittime sul lavoro, equiparandolo a un’epidemia silenziosa che supera in numero gli omicidi legati alla mafia. Durante il periodo dal 1983 al 2018, sono stati registrati oltre 55.000 morti sul lavoro, un numero significativamente più alto dei 6.681 omicidi commessi dalla criminalità organizzata nello stesso arco temporale.
I dati più recenti evidenziati dall’Inail confermano la gravità della situazione, con 1.041 morti per infortuni sul lavoro segnalati solo nel 2023 su un totale di 585.356 denunce, e 191 decessi nei primi tre mesi del 2024. La maggior parte delle vittime sono uomini (91,7%), principalmente nella fascia di età tra i 50 e i 64 anni, ma con un preoccupante aumento degli infortuni tra i lavoratori under 20.
A livello settoriale e regionale, si evidenziano aumenti e diminuzioni dei decessi sul lavoro. Ad esempio, nel settore dell’agricoltura si è registrato un aumento di 7 decessi, mentre nel settore del Commercio si è verificata una diminuzione. Inoltre, i dati mostrano che i sinistri mortali sono più frequenti nel Mezzogiorno rispetto alle regioni del Centro e del Nord.
Questa analisi sottolinea l’urgente necessità di adottare misure immediate e mirate per migliorare la sicurezza sul luogo di lavoro e ridurre il numero di vittime causate da incidenti che potrebbero essere prevenuti.