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Il monologo di Paola Cortellesi: l’ironia come privilegio raro

Paola Cortellesi: L’ironia come strumento di libertà

L’ironia è da sempre considerata un’arma potente per esprimere la libertà di pensiero. E il recente polverone sollevato dal monologo di Paola Cortellesi, tenuto all’apertura dell’anno accademico dell’Università Luiss, dimostra come la ricerca della libertà si sia trasformata in una prigione di pretese e polemiche.

Durante il suo monologo, la regista dei record ha ironizzato sugli stereotipi presenti nelle fiabe come Biancaneve e Cenerentola, se interpretate con gli occhi contemporanei. Ha sollevato domande provocatorie come: “Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?” e “Il principe di Cenerentola non poteva guardarla in faccia invece di portarsi dietro la scarpetta?”. Queste frasi, prese fuori dal contesto, hanno scatenato una polemica senza senso.

Tuttavia, basta guardare il monologo completo pubblicato sul sito dell’Università Luiss per capire che la polemica è infondata. Cortellesi utilizza l’ironia e i riferimenti alle fiabe per spiegare il senso strutturale del suo film “C’è ancora domani”, in cui le fiabe vengono ribaltate per raccontare la storia di donne vere del 1946 e affrontare temi sociali e realtà drammatiche. Le sue affermazioni non sono altro che un modo per sottolineare che le fiabe sono influenzate dal contesto in cui sono state create e che continuare a raccontarle nello stesso modo oggi contribuisce a perpetuare gli stereotipi di genere.

Il monologo di Paola Cortellesi mette in luce il fatto che, di fronte all’arte raffinata dell’ironia, l’indignazione diventa l’unico modo per nascondere il vero dramma della contemporaneità: l’ironia stessa è diventata un privilegio raro. Come ha dichiarato l’attrice stessa: “La violenza di genere si combatte oggi, non domani“.

L’inutilità dell’indignazione

L’indignazione scatenata dai commenti isolati di Cortellesi sui social media ha riportato in auge il dibattito sulla cancel culture. Tuttavia, è importante guardare oltre le polemiche e comprendere il vero significato delle sue parole. L’ironia di Cortellesi è un modo per far riflettere sulle convenzioni sociali e sui ruoli di genere imposti dalle fiabe, non un attacco alle storie stesse.

Come ha sottolineato l’attrice nel suo monologo: “Le fiabe sono come un caleidoscopio, possono essere lette in modi diversi a seconda del punto di vista“. Le sue parole sono un invito a guardare le fiabe con occhi critici e a riconsiderare i messaggi che trasmettono. Non si tratta di cancellare le fiabe, ma di interpretarle in modo consapevole e adattato ai tempi moderni.

La libertà di espressione e l’importanza dell’ironia

La vicenda di Paola Cortellesi mette in luce l’importanza della libertà di espressione e dell’ironia come strumenti per affrontare temi complessi. L’ironia permette di mettere in discussione le convenzioni sociali e di stimolare il dibattito, senza cadere nella trappola dell’indignazione sterile.

Come ha affermato Victor Hugo: “È dall’ironia che comincia la libertà“. L’ironia ci permette di guardare le cose da prospettive diverse, di mettere in discussione le verità consolidate e di aprire nuovi orizzonti. È un modo per sfidare le convenzioni e per cercare la verità al di là delle apparenze.

In un’epoca in cui l’indignazione sembra essere diventata la risposta automatica a qualsiasi opinione diversa, è importante ricordare che l’ironia può essere un’arma potente per combattere l’intolleranza e aprire nuovi spazi di dialogo. Come ha dimostrato Paola Cortellesi, l’ironia può essere un mezzo per esprimere la libertà di pensiero e per mettere in discussione le convenzioni sociali.

Redazione

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