Ultimo aggiornamento il 2 Maggio 2024 by Emiliano Belmonte
Le policy di Meta invece di tutelare l’informazione professionale, la bannano. L’algoritmo di Facebook? Altro che libertà, è un regime totalitario… E ignorante
la prima volta che mi trovo a dover “combattere” contro Facebook, o meglio contro le sue allucinazioni. Nel tempo sono state diverse le segnalazioni che hanno impedito alla pagina facebook del nostro giornale, ilfaroonline.it, di poter diffondere i propri post su notizie che riguardano la collettività, a livello locale come nazionale.
Una su tutti: fu bannato l’articolo dove si raccontava – in occasione dell’11 settembre, l’attacco alle Twin Towers – la vicenda e le ripercussioni, e si vedeva la foto simbolo di chi si gettò dalle Torri Gemelle per sfuggire alle fiamme; foto che hanno segnato un’epoca anche in termini sociali. Il blocco arrivò perché “istigavano al suicidio”. Non c’è bisogno di spiegare l’assurdità di tale posizione…
sono state bannate altre notizie, sempre con criteri assolutamente discutibili. Nel giornale, com’è ovvio, non c’è istigazione alla violenza, né razzismo, né istigazione all’odio o al suicidio; però raccontiamo di donne abusate, di violenze in casa, di regimi totalitari, di guerra, di vittime, di sangue, di dolore, di paure, di povertà: raccontiamo la vita. Raccontiamo nel dettaglio la società moderna, e se un algoritmo vuole farci credere che tutto ciò non accade, beh… faremo a meno di Facebook, o di Meta, se più vi piace.
L’ultimo episodio è paradossale. Nell’ambito di una conferenza stampa per l’apertura della campagna di sensibilizzazione al voto per le prossime elezioni europee, presente fisicamente ho fatto una domanda al sindaco di Roma, Gualtieri. Che ha risposto argomentando perché i parlamentari europei hanno più possibilità di incidere sulle leggi rispetto ai colleghi nazionali (leggi qui).
Beh, Facebook ha pensato che il racconto di questa intervista fosse la proposizione di “contenuti ingannevoli”. Cioè, il lavoro di un giornalista, fatto dal vivo, sul campo, con una personalità di rilievo, domanda e risposta, è considerato “contenuto ingannevole”. L’unico termine che mi viene in mente per commentare è ”assurdo”.
Peraltro continuo a vedere notizie fake girare sul social, senza alcun disturbo. E questo nonostante le segnalazioni e gli articoli fatti per denunciare pubblicamente la cosa; e nonostante persino l’intervento delle forze dell’ordine, in alcuni casi.
E dato che siamo davvero stanchi di questi che considero veri e propri soprusi, un atteggiamento – questo sì – violento e coercitivo, denuncio pubblicamente la fallacità dell’algoritmo di Facebook. E se Meta vorrà bannare profilo personale e aziendale, pazienza, me ne farò una ragione, proseguendo la battaglia per un’informazione giusta.
Ultima considerazione: c’è un sistema automatico per fare reclamo. Ma a prescindere che le sollecitazioni sono predeterminate (e dunque non posso esprimere la mia posizione) quando alla fine si cerca di inviare la segnalazione… neanche funziona.
Se questo è il futuro, ne faccio a meno. Il giornale va letto sul giornale, e non solo sui social. La fonte è tutto, il controllo totale senza contraddittorio, invece, è enormemente pericoloso.