Ultimo aggiornamento il 17 Maggio 2024 by Giordana Bellante
Questa sera, alle 21.20 su Rai 3, verrà trasmesso in prima tv il film “Il signore delle formiche”, diretto da Gianni Amelio e interpretato da Luigi Lo Cascio ed Elio Germano. La pellicola ricostruisce liberamente il caso giudiziario del poeta omosessuale Aldo Braibanti, condannato nel 1968 a quattro anni di carcere per la relazione intrattenuta con un giovane studente.
Il signore delle formiche, la trama del film
Aldo Braibanti, interpretato da Luigi Lo Cascio, è uno scrittore e intellettuale ex partigiano in rotta con il Partito Comunista. Dopo un periodo trascorso a Roma, torna nel suo paese natale vicino a Piacenza e comincia a gestire una casa-laboratorio per artisti frequentata da giovani studenti universitari.
Qui, Braibanti incontra Ettore, un giovane bolognese di cui si innamora ricambiato. Tuttavia, la famiglia borghese di Ettore non accetta la relazione e decide di portare il ragazzo con la forza in una clinica psichiatrica, dove viene sottoposto a sessioni di elettroshock nel tentativo di ricondurlo all’eterosessualità.
Nel frattempo, Braibanti viene arrestato con l’accusa di plagio psicologico e portato in tribunale. ‘unico a prendere le sue parti all’interno del partito è Ennio Scribani, un giornalista de l’Unità che decide di raccontare con grande partecipazione emotiva l’intera vicenda in attesa della sentenza della Corte.
Passione civile e melodramma: il cinema di Gianni Amelio
Liberamente ispirato al celebre “caso Braibanti”, il film di Gianni Amelio non si limita a ricostruire un episodio storico, ma si addentra nel melodramma, intrecciando la macrostoria con le vicissitudini personali del singolo.
Il regista, infatti, “eredita” dal suo maestro Luchino Visconti la tendenza a raccontare la Storia attraverso le storie dei suoi protagonisti, reinventando nella sua sceneggiatura alcuni elementi del fatto di cronaca realmente accaduto.
Ad esempio, il nome dell’amante di Braibanti e soprattutto il destino del cronista de l’Unità Paolo Gambescia , che nella realtà non venne allontanato dopo la chiusura del caso.
Nonostante alcune inesattezze storiche volute, il film è un racconto ben costruito che si fonda su valori fondamentali come il rispetto dei diritti del singolo e la libertà d’orientamento sessuale. Tuttavia, Amelio riesce solo in parte a toccare le corde ideologiche ed emotive dello spettatore, a causa di personaggi con cui è difficile empatizzare e di una recitazione non sempre all’altezza da parte del giovane co-protagonista Leonardo Maltese.
Aldo Braibanti, la storia vera dell’intellettuale
Nato a Fiorenzuola d’Arda, vicino a Piacenza, nel 1922, Aldo Braibanti crebbe in una famiglia illuminata e anticlericale che gli trasmise l’amore per la natura e la politica. Da bambino, grazie al padre medico, girò in lungo e in largo l’Italia, appassionandosi allo studio delle formiche.
Dopo la maturità, nel 1947, decise di abbandonare la vita politica e si dedicò esclusivamente alla cultura, trasferendosi a Firenze per studiare Filosofia all’università. Qui, divenne un intellettuale a tutto tondo, interessandosi di teatro, cinema e letteratura.
Nel 1962, si recò a Roma, dove fondò la rivista “Quaderni Piacentini” insieme ai fratelli Giorgio e a un giovanissimo Marco Bellocchio. Tornato a Piacenza, fu imputato nel celebre processo per plagio psicologico, che lo portò alla condanna a quattro anni di reclusione nel 1968.
Durante la prigionia, continuò a dedicarsi alla scrittura di poesie e opere teatrali, e una volta uscito ritornò a Roma. Visse per lungo tempo in gravi ristrettezze economiche, fino alla morte, avvenuta nel 2014 all’età di 91 anni.