L’incendio che il 31 luglio ha colpito la collina di Monte Mario ha avuto un impatto significativo, le cui conseguenze sono ancora difficili da valutare, soprattutto per quanto riguarda la biodiversità. Tuttavia, l’analisi della qualità dell’aria offre un quadro più chiaro. Recenti dati forniti dall’agenzia regionale Arpa Lazio evidenziano la presenza di sostanze inquinanti, con un focus particolare sulle diossine, sostanze chimiche generate dalla combustione e potenzialmente dannose per la salute umana e l’ambiente.
In seguito all’incendio, il personale di Arpa Lazio ha attivato il monitoraggio della qualità dell’aria installando un campionatore ad alto volume. Questo dispositivo permette di analizzare la presenza di inquinanti atmosferici, tra cui idrocarburi policiclici aromatici, PCB e diossine, in prossimità dell’area colpita dal rogo. Tale procedura è diventata una prassi consolidata nelle situazioni di emergenza ambientale in Lazio, puntando a garantire la sicurezza pubblica e fornire informazioni dettagliate sull’impatto dell’incendio sull’atmosfera.
I risultati dei campionamenti hanno permesso di ottenere dati cruciali sulla salute dell’aria di Monte Mario e sulle risultanze tossicologiche relative all’incendio. Queste informazioni si rivelano essenziali per le autorità e per i cittadini, permettendo una valutazione accurata della situazione ambientale e dei potenziali rischi legati alla qualità dell’aria.
Una delle sostanze monitorate con particolare attenzione è la diossina. Tra il 2 e il 3 agosto, i campionamenti effettuati a Monte Mario hanno rivelato una concentrazione di 1,0 pg per metro cubo. Non essendo presenti normative specifiche nazionali, è possibile utilizzare le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità come riferimento. Secondo l’Oms, concentrazioni di diossine e furani in ambiente urbano dovrebbero rimanere intorno a 0,1 pg/m³, con livelli oltre 0,3 pg/m³ che indicano una fonte di emissione localizzata.
Questi dati suggeriscono che l’incendio ha effettivamente prodotto diossina, ma è fondamentale contestualizzare il valore registrato di Monte Mario rispetto a precedenti episodi, come l’incendio di Ponte Mammolo, dove si erano raggiunti valori di 92 pg/m³, ben oltre quanto registrato a Monte Mario. La comparazione di questi dati è essenziale per comprendere l’entità del fenomeno e le sue possibili implicazioni sulla salute pubblica.
Un altro composto monitorato è il benzopirene, un idrocarburo policiclico aromatico noto per le sue proprietà cancerogene. Durante il monitoraggio, è stato registrato un valore inferiore a 0,1 ng/m³, un dato che rimane sotto la soglia del limite di 1 ng/m³ stabilito dal D.lgs. n.155/2010. Tuttavia, è importante notare che questo limite si riferisce a una media annuale e non è direttamente confrontabile con valori rilevati in situazioni di emergenza come gli incendi.
Queste misurazioni sono fondamentali poiché il benzopirene può avere effetti diretti sulla salute, e pertanto la sua presenza deve essere sempre presa in considerazione in contesti di emergenza ambientale.
I Policlorobifenili sono un altro gruppo di composti analizzati. Anche in questo caso, non esistono limiti legislativi specifici, e pertanto si fa riferimento alle linee guida dell’Oms. I valori possono variare in maniera significativa a seconda della localizzazione, da 3 pg/m³ in aree non industriali a 3.000 pg/m³ in zone fortemente urbanizzate o industriali. A Monte Mario, durante la campionatura compiuta tra l’1 e il 2 agosto, è stata registrata una presenza di PCB pari a 780 pg/m³, suggerendo un incremento significativo rispetto ai valori attesi per una zona non industriale.
La raccolta e l’analisi di questi dati sono cruciali per monitorare l’impatto dell’incendio sulla salute e sull’ambiente, e per informare le autorità e il pubblico riguardo eventuali misure preventive e informative da mettere in atto.
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