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Incidente per accessibilità a Tor Bella Monaca: disabile costretta a un episodio umiliante

Un episodio drammatico ha scosso la comunità di Castelverde, nel VI municipio di Roma, dove una donna di 60 anni, affetta da grave invalidità, ha vissuto un momento di grande disagio e umiliazione a causa della mancanza di accessibilità presso un centro di assistenza. La vicenda, che ha attirato l’attenzione su questioni di accessibilità per i disabili, evidenzia le difficoltà quotidiane che molte persone devono affrontare per ottenere servizi essenziali.

La condizione di Rossana e il disagio vissuto

Un appuntamento interrotto da ostacoli insormontabili

Rossana, una donna residente a Castelverde e invalida al 100%, si è recata a un appuntamento presso il CAF Cgil di via Santa Rita da Cascia, nella cosiddetta “torre della legalità”. Con affezione verso il servizio, ha deciso di affrontare la trasferta nonostante i recenti spostamenti degli uffici. Giunta sul posto, ha confrontato le sue aspettative con una realtà ben diversa: l’accessibilità del locale, promessa in fase di prenotazione, si è rivelata completamente assente.

A dispetto della presenza di tre ascensori, solo uno risultava funzionante, ma non giungeva al seminterrato dove si trovava il CAF. Gli altri ascensori, invece, presentavano problemi di grandezza e funzionamento che escludevano l’accesso per chi utilizza una sedia a rotelle. Qua, Rossana ha trovato la sua duro impedimento: la sola opzione per accedere al CAF rimaneva un percorso accidentato e spaventoso che ha richiesto di affrontare scale per cui nessuno si è sentito di offrirle assistenza.

Le difficoltà di accesso al CAF per persone disabili

Barriere architettoniche e mancanza di soluzioni

La scelta di trasferire il CAF SPI della Cgil nel seminterrato della torre ha sollevato interrogativi e preoccupazioni, come evidenziato da Pompeo Bozza, il segretario dell’organizzazione. Le problematiche legate all’accessibilità non sono una novità, poiché da diversi mesi si sono susseguite segnalazioni riguardanti problematiche di accesso. Le carenze strutturali e la mancanza di comunicazione con l’Ater, l’ente che gestisce gli spazi, hanno aggravato ulteriormente la situazione. Il cancello che si interpone tra il percorso e l’ingresso del CAF rimane costantemente bloccato, senza che si possano avere risposte chiare riguardo a chi detenga le chiavi necessarie.

È evidente che la questione va oltre il semplice imprevisto; si sta parlando di burocrazia incapace di garantire accesso e dei diritti di chi vive già situazioni di vulnerabilità. Come sottolinea Bozza, ci sono soluzioni alternative, ma sono decisamente più lunghe e difficili da percorrere, causando ulteriori disagi alle persone disabili che non dovrebbero subire trattamenti discriminatori.

Un episodio avvilente: l’umiliazione di un bisogno fisiologico

La gravità di una situazione imbarazzante

A causa di questi ostacoli, Rossana ha dovuto affrontare un episodio umiliante. Dopo aver atteso oltre un’ora senza trovare una soluzione per entrare nel CAF e soddisfare necessità fisiologiche urgenti, ha dovuto ricorrere a una misura disperata ed inaccettabile per chiunque: ha scelto di fare pipì dietro un’auto. Raccontando l’accaduto, la donna ha messo in luce una situazione che non dovrebbe mai verificarsi in una società civile. La necessità di accesso ai servizi essenziali non può essere subordinata a barriere architettoniche o a inefficienze burocratiche.

Le conseguenze dell’incidente hanno suscitato reazioni tra i rappresentanti politici. Nella Converti, presidente della commissione Politiche sociali, ha espresso profondo rammarico per quanto accaduto, sottolineando la necessità di un intervento immediato e di spiegazioni serali da parte delle autorità competenti. Le sue parole pongono l’accento sull’importanza di garantire i diritti dei più fragili, per cui un accesso semplice e pratico ai servizi deve essere una priorità.

Richieste a Ater e mancanza di chiarezza

Le lettere in cerca di soluzioni

Sulla scia dell’accaduto, la Commissione Politiche sociali ha già precedentemente avviato contatti con Ater per risolvere le problematiche di accesso al CAF. Le richieste avanzate, comprese lettere scritte e solleciti telefonici, sono rimaste per ora senza risposta. Nonostante sia evidente la gravità della situazione e i continui promemoria, il “mistero” delle chiavi del cancello rimane irrisolto.

Questo scenario riflette una realtà preoccupante in cui le persone più vulnerabili restano a lungo in attesa di risposte tempestive e soluzioni pratiche. Si chiede una mobilitazione seria e una risposta congiunta per rimuovere le barriere alla fruizione dei diritti per tutti i cittadini. La perseveranza necessaria per affrontare una situazione simile non è più sostenibile, e i cittadini si aspettano un’immediata revisione delle procedure per garantire l’accesso e dignità a tutte le persone.

Redazione

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