Indagine procura: omissione atti ufficio nell’aggressione a Scagni

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Indagine procura: omissione atti ufficio nell'aggressione a Scagni - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2024 by Redazione

Aperta un’inchiesta sulla gestione del caso di Alberto Scagni

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per omissioni di atti d’ufficio in relazione al pestaggio subito da Alberto Scagni, l’uomo che ha ucciso sua sorella Alice il primo maggio 2022 a Genova Quinto e che è stato condannato a 24 anni e 6 mesi di carcere nel mese di ottobre. L’inchiesta è stata affidata al pubblico ministero Patrizia Petruzziello e all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.

L’obiettivo dell’indagine è fare luce sull’aggressione subita da Scagni e verificare se vi siano state omissioni da parte della polizia penitenziaria che avrebbero potuto prevenire l’attacco. Gli investigatori stanno cercando di capire se ci sia stata una mancanza di sorveglianza, considerando che erano emerse segnalazioni di tensione da parte del compagno di cella nei giorni precedenti. È possibile che Scagni avrebbe dovuto essere trasferito, ma nessuno ha preso provvedimenti.

Dopo l’aggressione iniziale, Scagni aveva riportato una lesione che richiedeva sette giorni di guarigione. Successivamente, era stato trasferito nel carcere di Sanremo, dove è stato sequestrato, torturato e brutalmente picchiato da due compagni di cella, finendo anche in coma.

Gli avvocati di Scagni, Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, avevano richiesto alla direzione del carcere di fornire una relazione sugli eventi e il nome del compagno di cella responsabile delle percosse, ma non hanno mai ricevuto risposta. Di conseguenza, avevano presentato un esposto. A metà gennaio, Scagni era stato trasferito dall’unità di Fisiatria di Sanremo all’ospedale San Martino.

Rischio di omissioni di atti d’ufficio nella gestione del caso

L’apertura di un fascicolo per omissioni di atti d’ufficio da parte della Procura di Genova solleva interrogativi sulla gestione del caso di Alberto Scagni, l’uomo condannato per l’omicidio di sua sorella Alice. L’inchiesta, affidata al pubblico ministero Patrizia Petruzziello e all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, mira a determinare se vi siano state negligenze da parte della polizia penitenziaria che avrebbero potuto evitare l’aggressione subita da Scagni.

Gli investigatori stanno cercando di capire se ci sia stata una mancanza di vigilanza, considerando che erano emerse segnalazioni di tensione da parte del compagno di cella di Scagni nei giorni precedenti all’aggressione. È possibile che il trasferimento di Scagni avrebbe potuto prevenire l’attacco, ma nessuno ha preso provvedimenti in tal senso.

Dopo l’aggressione iniziale, Scagni era stato trasferito nel carcere di Sanremo, dove è stato vittima di un secondo attacco da parte di due compagni di cella. Questo secondo episodio è stato ancora più violento, lasciando Scagni in coma.

Gli avvocati di Scagni, Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, avevano richiesto informazioni alla direzione del carcere riguardo all’aggressione e al nome del compagno di cella responsabile, ma non hanno mai ricevuto risposta. Di conseguenza, hanno presentato un esposto. A metà gennaio, Scagni è stato trasferito dall’unità di Fisiatria di Sanremo all’ospedale San Martino.

Richieste di chiarimenti ignorate dalla direzione del carcere

La gestione del caso di Alberto Scagni solleva dubbi sulla trasparenza e la tempestività delle informazioni fornite dalla direzione del carcere. Dopo l’aggressione subita da Scagni, i suoi avvocati, Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, avevano richiesto una relazione sugli eventi e il nome del compagno di cella responsabile delle percosse, ma non hanno mai ottenuto risposta.

Di fronte al silenzio della direzione del carcere, gli avvocati hanno presentato un esposto per ottenere chiarezza sulla situazione. Tuttavia, nonostante le richieste di chiarimenti, non è stato fornito alcun dettaglio sulle circostanze dell’aggressione e sulle azioni intraprese per garantire la sicurezza di Scagni.

A metà gennaio, Scagni è stato trasferito dall’unità di Fisiatria di Sanremo all’ospedale San Martino, ma ancora oggi rimangono molte domande senza risposta sulla gestione del suo caso e sulle eventuali omissioni di atti d’ufficio che potrebbero aver contribuito all’aggressione subita. La Procura di Genova sta cercando di fare luce su questi aspetti, al fine di garantire che situazioni simili possano essere prevenute in futuro.

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