Indennizzo a vita per donna vittima di malasanità: il tribunale di Foggia riconosce la responsabilità - Occhioche.it
Un caso di malasanità che risale a più di trent’anni fa ha trovato recentemente la sua resa dei conti in un’aula di tribunale, con il tribunale di Foggia che ha stabilito un indennizzo a vita per una donna originaria dei Castelli Romani. Questo provvedimento giuridico segna un importante traguardo per la parte lesa, che deve affrontare le conseguenze di una trasfusione di sangue ricevuta all’età di 14 anni. Le condizioni cliniche della donna, oggi di 57 anni, sono state gravemente compromesse a causa di una trasfusione che, come accertato, ha causato l’infezione da epatite B. La sentenza del tribunale offre non solo la forma di risarcimento bimestrale, ma anche il riconoscimento di un lungo e doloroso percorso legale.
La storia della donna inizia nel maggio del 1981, quando, all’età di 14 anni, fu ricoverata presso l’ospedale provinciale San Giuseppe di Marino, in provincia di Roma, per un evento di anemia emorragica. Durante il trattamento, le furono somministrate diverse sacche di sangue. Solo dopo oltre tre decenni, nel marzo del 2018, emerse la verità su quanto accaduto durante quel ricovero: gli esami del sangue rivelarono un rialzo delle transaminasi del fegato, segnalando una patologia epatica. Gli accertamenti successivi portarono alla diagnosi di epatite B.
Questa malattia, come evidenziato dai medici, è particolarmente seria e, a differenza dell’epatite C, non è curabile con terapie eradicanti disponibili. L’epatite B è conosciuta per la sua trasmissione attraverso contatti diretti, ed è molto più comune nei gruppi di popolazione ad alto rischio, come tossicodipendenti o persone con una vita sessuale promiscua. La donna ha inizialmente manifestato sconcerto per la diagnosi e per le implicazioni associate all’infezione, allarmata dal fatto che il virus di cui era portatrice viene spesso associato a determinate categorie di pazienti.
La consapevolezza della propria condizione ha dato inizio a un lungo calvario per la paziente. Dopo aver preso visione dei referti medici, la donna ha scoperto di avere un’epatite B avanzata e irreversibile. Questo stato di salute ha avuto ripercussioni significative sulla sua vita quotidiana e sul suo benessere psicologico. Un’infezione virale così seria non solo ha richiesto continue visite mediche e controlli rigorosi, ma ha anche influito pesantemente sul suo stato d’animo, portandola a subire una grave depressione reattiva.
Trovarsi a dover affrontare anche gli effetti collaterali della malattia ha reso la vita della donna una vera e propria sfida. La consapevolezza della propria condizione, unita all’assenza di trattamenti curativi disponibili, ha portato la paziente in una spirale di ansia e depressione. La gravità del suo stato mentale ha influenzato la sua capacità di lavorare e di affrontare la vita in modo sereno. Questo quadro patologico ha spinto la donna a cercare assistenza legale, avviando un percorso di risarcimento danni che è culminato nel riconoscimento della sua condizione da parte della giustizia.
Dopo anni di battaglie legali e diversi dinieghi da parte dell’ASL e del ministero della Salute, il legale della donna, l’avvocato Renato Mattarelli, è riuscito a ottenere una sentenza favorevole dal tribunale di Foggia nel settembre 2024. La sentenza ha previsto un indennizzo a vita di 1.700 euro bimestrali, oltre a un pagamento arretrato di circa 40mila euro a titolo di risarcimento danni. Questo traguardo rappresenta un importante passo per la donna, che ha finalmente visto riconosciuto il proprio diritto di essere risarcita per il danno subito.
Il riconoscimento di quest’indennizzo bimestrale non segna la conclusione della questione. L’avvocato Mattarelli prevede ulteriori azioni legali per far ottenere alla sua assistita un risarcimento completo e integrale, considerando che la somma stabilita non copre completamente le spese e i danni subiti dalla paziente. L’emergere del contagio da epatite B ha profondamente impattato la vita della donna, rendendo necessario un monitoraggio continuo della sua salute e ponendo barriere significative al suo benessere psico-fisico.
Questa vicenda si inserisce in un contesto più ampio di malasanità e risarcimenti affini. L’avvocato Mattarelli ha sostenuto che il suo studio legale ha in corso casi simili e che il precedente stabilito dalla sentenza di Foggia potrebbe aprire la strada ad altre domande di indennizzo da parte di vittime di situazioni analoghe. La consapevolezza dei diritti e delle possibilità di ricorso legale sta crescendo tra le persone affette, cambiando progressivamente l’atteggiamento nei confronti delle istituzioni sanitarie.
La battaglia legale che ha portato all’indennizzo a vita della donna forse farà emergere ulteriori casi di malasanità in cui i pazienti, dopo anni di silenzio, potrebbero decidere finalmente di far sentire la loro voce e cercare giustizia. La vicenda di questa donna, quindi, non rappresenta solo un caso isolato, ma potrebbe diventare un simbolo di come sia possibile richiedere ed ottenere il riconoscimento di diritti fondamentali, in nome della sicurezza e della salute di tutti.
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