Infermieri sotto stress: 6 su 10 soffrono e quasi metà pensa di lasciare

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Infermieri sotto stress: 6 su 10 soffrono e quasi metà pensa di lasciare - avvisatore.it

Ultimo aggiornamento il 13 Dicembre 2023 by Redazione

Stress e burnout tra gli infermieri: i dati preoccupanti di uno studio

Il benessere professionale degli infermieri è messo a dura prova, come evidenziato da uno studio condotto dall’Università di Genova con il sostegno della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). Secondo i dati emersi, il 59% degli infermieri è molto stressato a causa del proprio lavoro, mentre quasi la metà si sente privo di energia. Ancora più preoccupante è il fatto che il 40,2% denuncia un alto livello di burnout clinico, ovvero un esaurimento emotivo estremo.

L’insoddisfazione professionale riguarda il 38,3% degli oltre 165mila infermieri che lavorano negli ospedali, e il 45,2% di loro è pronto a lasciare il lavoro entro un anno. I motivi principali di insoddisfazione riguardano lo stipendio non adeguato (77,9%) e la mancanza di prospettive di carriera (65,2%). Questi dati allarmano sullo stato attuale della professione infermieristica e sulla necessità di intervenire per migliorare le condizioni di lavoro e il benessere degli operatori.

Secondo lo studio, solo il 3,2% degli infermieri percepisce come “eccellente” la sicurezza del paziente nel proprio ospedale. La carenza di personale è il motivo principale delle cure mancate, secondo il 50% degli intervistati. Ogni infermiere, indipendentemente dal turno di lavoro, si occupa mediamente di 8,1 pazienti. Questa situazione influisce negativamente sulla qualità delle cure e sulla sicurezza dei pazienti.

L’esposizione ai pazienti affetti da Covid-19 è un altro fattore di stress per gli infermieri, con il 46,4% degli intervistati che riporta un elevato livello di stress legato a questa situazione. Inoltre, il 43,4% descrive il proprio ambiente di lavoro come “frenetico e caotico”. Le attività assistenziali che vengono trascurate includono l’igiene orale, il cambio frequente della posizione del paziente, il comfort e la comunicazione, l’educazione del paziente e della famiglia, lo sviluppo o l’aggiornamento del piano di assistenza, la sorveglianza adeguata del paziente e la pianificazione dell’assistenza.

La carenza di personale infermieristico è un problema che persiste da anni negli ospedali italiani. Nel 2015, uno studio aveva rilevato che ogni infermiere si occupava mediamente di 9,5 pazienti, con un rischio di mortalità superiore del 21% rispetto ai contesti in cui ogni infermiere assisteva 6 pazienti. In Europa, il rapporto infermiere-paziente varia da 3,4 a 17,9 pazienti per infermiere. Studi precedenti hanno dimostrato che l’introduzione di rapporti minimi infermiere-paziente porta a una riduzione della mortalità, delle riammissioni e della durata del ricovero.

La pandemia di Covid-19 ha reso ancora più evidenti i problemi preesistenti nel sistema sanitario, che hanno un impatto negativo sul benessere degli infermieri e sulla qualità delle cure. È necessario un impegno politico e manageriale urgente per migliorare le condizioni di lavoro degli infermieri e garantire un’assistenza sanitaria sicura e di qualità. Le organizzazioni sanitarie devono adottare interventi strategici mirati al benessere degli operatori e alla soddisfazione dei pazienti. Solo così si potrà contrastare l’intenzione di lasciare il lavoro che sta colpendo le professioni sanitarie e favorire il reclutamento e il mantenimento dei professionisti.

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