Ultimo aggiornamento il 3 Gennaio 2024 by Redazione
Primo intervento per ridurre l’insufficienza mitralica su un paziente con distrofia di Duchenne
È stato eseguito al Policlinico Gemelli di Roma il primo intervento nel mondo occidentale per ridurre il grado di insufficienza mitralica su un giovane con distrofia di Duchenne con una ‘molletta’ sulla valvola mitralica inserita con procedura mininvasiva endovascolare (MitraClip). L’aspettativa di vita dei pazienti con Duchenne si è sensibilmente allungata negli ultimi anni e questo intervento può migliorare la qualità di vita dei ragazzi con insufficienza mitralica grave.
Roberto, un ragazzo con grandi sogni
Roberto ha poco più di vent’anni, è un ragazzo che studia chitarra al conservatorio di Matera, ha tanti amici e ‘non si annoia mai’, come dice lui stesso in un video su YouTube. Una delle sue più grandi passioni è il cinema, soprattutto quello americano. E adora il mare. Per questo Roberto, che ha la distrofia muscolare di Duchenne, si è tanto battuto per realizzare il primo lido inclusivo, accessibile e sostenibile del metapontino. Si chiama ‘Il sogno del capitano’ ed è stato inaugurato la scorsa estate dal comune di Bernalda, dove abita il ragazzo. Ma lui ha ancora tanti altri sogni nel cassetto da realizzare.
Un intervento che può fare la differenza
“Roberto ha 23 anni – ricorda Marika Pane, direttore clinico dell’Uoc Nemo pediatrico di Fondazione Policlinico Gemelli e professore associato di neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – e noi lo seguiamo da 7-8 anni. La sua è una malattia importante, a prognosi purtroppo infausta perché ad oggi la distrofia di Duchenne non ha una cura e l’età media di sopravvivenza è di 27 anni. Ma la storia naturale di questa malattia sta cambiando e nell’arco delle due ultime decadi siamo riusciti a regalare a questi ragazzi in media più di 10 anni di vita e di buona qualità”.
Per Roberto, “che ha intorno una famiglia meravigliosa, il problema cardiologico era diventato importante – sottolinea Pane – negli ultimi tempi aveva avuto una serie di riacutizzazioni di scompenso cardiaco gravi e ripetute. Con la nostra consulente cardiologa, la dottoressa Priscilla Lamendola, abbiamo iniziato prima un trattamento con l’Entrsto, un farmaco anti-scompenso di uso pionieristico nei pazienti con Duchenne. E lui aveva risposto abbastanza bene. Poi però nel tempo questa terapia è diventata sempre meno efficace. Ed essendoci questo problema alla valvola mitrale, Lamendola aveva suggerito questo intervento di correzione”.
Un intervento innovativo per migliorare la qualità di vita
“Il ragazzo è arrivato alla nostra attenzione dopo l’ennesimo episodio di scompenso acuto che lo aveva portato in pronto soccorso. La sua diagnosi – spiega Carlo Trani, professore associato di Cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e direttore della Uoc Interventistica cardiologica e diagnostica invasiva di Fondazione Policlinico Gemelli – è di cardiomiopatia dilatativa, con una frazione d’eiezione molto ridotta; questo suo cuore molto dilatato lo aveva portato ad un’insufficienza mitralica severa”.
La procedura si effettua in anestesia generale, con approccio mini-invasivo e consiste nell’introdurre un catetere vascolare, pungendo la vena femorale all’inguine. In questo modo si risale fino all’atrio destro, si punge il setto interatriale per raggiungere l’atrio sinistro e la valvola mitrale. Qui il cardiologo interventista fa avanzare all’interno del catetere una sorta di ‘molletta’ (clip) che sotto guida ecografica trans-esofagea va a catturare la porzione centrale dei due lembi della valvola mitrale, riducendo il grado di insufficienza. “L’intervento è durato due ore – spiega Trani – e il controllo ecografico ad un mese ha mostrato una riduzione importante della sua insufficienza mitralica, che è passata da severa e lieve-moderata”.
“Il nostro è il primo centro ad aver introdotto, ormai da anni, le moderne terapie anti-scompenso cardiaco nel trattamento delle persone con distrofia di Duchenne – conclude Lamendola, cardiologa ecocardiografista presso la Uosd di Diagnostica cardiologica non invasiva, diretta dal professor Gaetano Antonio Lanza – Questi ragazzi hanno un’aspettativa di vita limitata, ma è giusto offrire loro tutte le possibilità terapeutiche ad oggi disponibili perché mostrano un profondo attaccamento alla vita. Dopo l’intervento, la mamma mi ha mandato un messaggio per ringraziarmi: ‘Tutte le mattine, quando vedo mio figlio suonare la chitarra o quando lo aiuto a prepararsi per uscire con gli amici, mi rendo conto che gli avete ridato la vita’. Parole che valgono tutti i nostri studi, il lavoro e il tempo che dedichiamo ai pazienti”.