Ultimo aggiornamento il 28 Dicembre 2023 by Redazione
Le nuove preoccupazioni nel conflitto tra Israele e Hamas
Il conflitto tra Israele e Hamas a Gaza sta sollevando nuove preoccupazioni per un possibile allargamento del conflitto e le sue conseguenze politiche ed economiche nella regione. Gli attacchi contro navi commerciali nel Mar Rosso e le truppe statunitensi hanno portato a timori di una conflagrazione regionale.
Secondo Christopher O’Leary, ex agente dell’FBI, il conflitto tra Israele e Hamas fa parte di una strategia più ampia dell’asse della resistenza controllata dall’Iran. Questa strategia mira a ottenere influenza e potere regionale tramite gruppi come Hamas, la Jihad islamica palestinese, Hezbollah, Kataib Hezbollah e gli Houthi. Il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha affermato che Israele sta combattendo una guerra su vari fronti, essendo attaccato da sette fronti diversi: Gaza, Libano, Siria, Cisgiordania, Iraq, Yemen e Iran.
O’Leary avverte che, se l’Iran decidesse di scatenare le forze surrogate con tutta la loro potenza, potremmo avere un vero problema regionale. Questo potrebbe mettere a rischio le truppe statunitensi di stanza in Iraq e Siria. L’analisi della rete americana sottolinea che i soldati statunitensi si trovano sempre più in una linea di tiro pericolosa e che la sicurezza sta peggiorando in diverse aree, dall’Oceano Indiano al Mar Rosso, fino a Iraq, Siria, Libano e Israele.
Il nervosismo degli Stati Uniti
Il quadro della sicurezza instabile nel Medio Oriente sta mettendo a dura prova gli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden e sua moglie Jill Biden si preparano a partire per le Isole Vergini, ma le affermazioni israeliane secondo cui la guerra contro Hamas a Gaza potrebbe durare mesi aumentano le possibilità che gli Stati Uniti vengano trascinati ulteriormente nel conflitto. Il segretario di Stato Antony Blinken è atteso nuovamente in Medio Oriente la prossima settimana.
Lunedì, Biden ha ordinato raid aerei contro obiettivi utilizzati dai combattenti di Kataib Hezbollah in Iraq, in risposta a un attacco con un drone contro una base aerea statunitense. Questi raid sono stati considerati un atto ostile da parte di Baghdad. Gli attacchi contro le forze statunitensi in Iraq e Siria sono aumentati negli ultimi mesi, con più di cento attacchi da parte di milizie sostenute dall’Iran.
Nel frattempo, l’Iran ha accusato Israele per l’uccisione di un comandante dei Guardiani della Rivoluzione in un raid a Damasco. Le forze statunitensi hanno anche intercettato droni e missili lanciati dagli Houthi nello Yemen nel Mar Rosso. L’Iran e i Pasdaran minacciano di vendicare la morte di un comandante dei Guardiani della Rivoluzione. Inoltre, la Turchia ha condotto operazioni in Siria e Iraq contro i combattenti curdi dopo la morte di soldati turchi nel nord dell’Iraq.
Espansione del conflitto e le preoccupazioni di Israele
Il ministro israeliano del gabinetto di guerra ristretto, Benny Gantz, conferma che la guerra contro Hamas a Gaza procede secondo i piani, ma avverte che potrebbe anche espandersi ad altre zone se necessario. Tuttavia, Gantz esprime il suo disaccordo con il primo ministro Benjamin Netanyahu sulla situazione al confine settentrionale. Gantz sostiene che il Libano o il mondo devono intervenire per allontanare Hezbollah dal confine.
Gantz denuncia la mancanza di una soluzione diplomatica e afferma che la clessidra si sta esaurendo. Ha anche criticato il ministro per la sicurezza nazionale, Itamar Ben Giv, per aver causato una frattura all’interno del governo. Gantz ha sottolineato l’importanza di rimuovere funzionari di alto livello in un momento di guerra, ma il suo partito ha invitato Netanyahu a evitare tali azioni.
La situazione attuale è particolarmente pericolosa per le truppe statunitensi in Iraq e Siria, che si trovano nel raggio d’azione dei gruppi fedeli all’Iran. Gli attacchi futuri potrebbero trascinare gli Stati Uniti più a fondo nel Medio Oriente. Questa è l’ultima cosa che il presidente Biden vorrebbe affrontare, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Tuttavia, gli Stati Uniti potrebbero essere costretti ad agire se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente.