Ultimo aggiornamento il 21 Dicembre 2023 by Redazione
Il dolore cronico in Italia: un problema diffuso e costoso
Secondo il 1° Rapporto Censis-Grünenthal “Vivere senza dolore”, presentato a Roma, il 19,7% degli italiani maggiorenni, corrispondente a 9,8 milioni di persone, soffre di dolore cronico di intensità moderata o grave. Questa condizione colpisce il 14,7% dei giovani, il 21,1% degli adulti e il 20,9% degli anziani, con una prevalenza femminile del 21,2% rispetto all’18,1% degli uomini. Il rapporto evidenzia anche i costi sociali associati a questa problematica, che ammontano a quasi 62 miliardi di euro all’anno, considerando le spese sostenute dai malati, i costi delle prestazioni sanitarie a carico del Servizio sanitario nazionale, la mancata produttività dei pazienti, i servizi di assistenza necessari e il “care” informale.
I costi del dolore cronico in Italia
Il rapporto stima che ogni paziente spenda in media 6.304 euro all’anno per gestire il dolore cronico, di cui 1.838 euro sono costi diretti sostenuti dal paziente stesso e 4.466 euro sono costi indiretti a carico del Servizio sanitario nazionale. Complessivamente, la spesa annuale per il dolore cronico in Italia si aggira intorno ai 61,9 miliardi di euro. Questa situazione ha un impatto significativo sul bilancio familiare, con il 66,5% dei malati che ritiene che le spese private legate alla gestione e alla cura della patologia pesino “molto” o “abbastanza” sulle finanze familiari. Questo peso finanziario è particolarmente elevato per il 76% delle persone a basso reddito e per il 48,3% delle persone più abbienti.
L’impatto del dolore cronico sulla vita quotidiana
Il dolore cronico di intensità moderata o grave ha un impatto significativo sulla vita quotidiana e sul benessere dei malati. Il 67,8% dei pazienti ritiene che il dolore abbia un impatto negativo “molto” o “abbastanza” sulla propria vita quotidiana, mentre per il 28,2% l’impatto è ridotto e solo per il 4% non ha effetti negativi. Il 92,8% dei malati afferma che il dolore cronico condiziona le proprie attività quotidiane. Le difficoltà più comuni sono legate al sollevamento di oggetti, all’esercizio fisico, al sonno, alla passeggiata, alle faccende domestiche e alla partecipazione alle attività sociali. Inoltre, il dolore cronico può causare apatia, debolezza, ansia, depressione e vertigini, influenzando negativamente la condizione psico-fisica dei malati.
Il dolore cronico e il lavoro
Il dolore cronico ha anche conseguenze significative sul lavoro dei malati. Il 40,6% dei pazienti riporta effetti negativi sulla propria occupazione, come assenze per malattia, richieste di permessi per visite mediche e terapie, riduzione del rendimento e cambiamenti di mansioni. Inoltre, l’11,1% dei malati ha dovuto smettere di lavorare a causa del dolore e l’1,2% è stato licenziato. È interessante notare che il 41,3% dei malati occupati ritiene che la propria condizione sia sottovalutata sul posto di lavoro, con il risultato che il loro dolore viene considerato un pretesto per assentarsi o impegnarsi meno.
La solitudine e l’incomprensione dei malati
Oltre ai costi finanziari e all’impatto sulla vita quotidiana e sul lavoro, i malati di dolore cronico devono affrontare anche la solitudine e l’incomprensione. Il 62,1% dei pazienti riesce a gestire il dolore grazie a farmaci, terapie e trattamenti, ma il 56,5% ritiene che nessuno capisca veramente la propria sofferenza e il 46,7% si sente solo con il proprio dolore. Inoltre, il 36,4% ha la sensazione che persino il proprio medico sottovaluti la patologia. La maggioranza dei malati (72,5%) ritiene che il dolore sia sottovalutato nella società. Per soddisfare le esigenze dei malati, l’81,7% ritiene che il dolore dovrebbe essere riconosciuto come una patologia a sé stante e l’86,2% ritiene che dovrebbe essere istituito uno specialista o un servizio dedicato al dolore cronico di intensità moderata o grave all’interno del Servizio sanitario nazionale.