Italia e la nuova riforma Ue: un carico considerevole per l’asilo con 16.032 domande da esaminare

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Italia e la nuova riforma Ue: un carico considerevole per l'asilo con 16.032 domande da esaminare - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 10 Agosto 2024 by Giordana Bellante

Con l’implementazione della riforma del Patto Ue, l’Italia si trova a fronteggiare una sfida significativa in termini di richiesta d’asilo. Dal giugno 2026, il nostro paese dovrà gestire un massimo di 16.032 domande attraverso una nuova procedura di frontiera, il che rappresenta il 26,7% del totale nell’Unione Europea. Questo articolo esamina le implicazioni di questa nuova normativa, i dettagli delle quote assegnate e le reazioni dei paesi coinvolti, in particolare dell’Ungheria.

Il sistema previsto dalla riforma del Patto Ue

Le nuove procedure di accoglienza in Italia

A partire da giugno 2026 e fino a giugno 2027, l’Italia ha l’obbligo di esaminare un numero massimo di 16.032 domande d’asilo. Questa cifra rappresenta la quota più alta assegnata a un singolo paese all’interno dell’Unione Europea. Tra il 2027 e il 2028, tale numero aumenterà ulteriormente, raggiungendo le 24.048 richieste. Questi dati, pubblicati nella Gazzetta ufficiale, pongono Roma in una posizione centrale nella gestione dei flussi migratori in Europa.

La nuova strategia mira a garantire una gestione equa e sostenibile delle richieste di asilo, considerando che ogni paese europeo dovrà conformarsi a specifici standard di accoglienza e risorse umane. L’adeguatezza della capacità di accoglienza è cruciale; una volta raggiunta la soglia prevista di domande, si attiverà un meccanismo di solidarietà tra gli stati membri per alleviare il carico sui paesi di primo ingresso.

I criteri per le quote d’asilo

La distribuzione delle quote è calcolata seguendo una formula che considera vari fattori, tra cui il numero di attraversamenti irregolari registrati alle frontiere esterne dell’Unione e le operazioni di respingimento. Questo sistema tiene conto dei dati raccolti negli ultimi tre anni, precisamente dal primo gennaio 2021 al 31 dicembre 2023, facendo riferimento agli ingressi clandestini e agli sforzi di ricerca e soccorso effettuati.

Le regole precise stabiliscono un punto di partenza che sfida i paesi membri a prestare maggiore attenzione alla situazione degli immigrati e a garantire un’accoglienza dignitosa.

La distribuzione delle quote tra gli altri paesi

Il panorama europeo delle richieste d’asilo

Dopo l’Italia, l’Ungheria segue con la seconda quota più alta da vagliare, fissata a 15.432 richieste tra il 2027 e il 2028, e 23.148 per l’anno successivo. Altri paesi come la Spagna, la Grecia e la Polonia dovranno occuparsi rispettivamente di 6.602 e 9.903 richieste, 4.376 e 6.564 richieste, e 3.128 e 4.692 richieste nell’arco dei prossimi due anni.

Questi numeri evidenziano un quadro complessivo di ripartizione del carico migratorio all’interno dell’Unione, ma anche le disparità che esistono tra i vari stati membri. Talvolta, questa situazione ha portato a tensioni politiche, specialmente tra nazioni che sentono di sopportare un peso maggiore.

Le polemiche verso Bruxelles

L’Ungheria ha espresso fermamente il proprio disappunto nei confronti della nuova normativa, contestando all’Unione Europea le responsabilità assegnate. Il ministro per gli Affari europei, Janos Boka, ha dichiarato che le modalità di distribuzione delle richieste d’asilo non sono equitative, dato che oltre la metà della capacità totale risulta a carico dell’Italia e dell’Ungheria. Questa situazione, a parere di Budapest, penalizza i paesi che hanno già mostrato sforzi significativi nel bloccare i flussi migratori.

Le tensioni tra l’Ungheria e Bruxelles non sono nuove, ma questa riforma ha riacceso i riflettori sulle criticità legate alla gestione dell’immigrazione in Europa. La gestione dei migranti rimane un tema scottante e questo nuovo schema di quote potrebbe influenzare le future politiche di asilo nel continente.

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