L’Italia è al centro di un acceso dibattito riguardante la riforma del Codice della Strada, che potrebbe compromettere la sicurezza stradale, in aperto contrasto con le direttive dell’ONU. Questo allarmante scenario è emerso a seguito di una lettera inviata a Jean Todt, inviato speciale per la Sicurezza Stradale delle Nazioni Unite, da parte di 26 associazioni e fondazioni di familiari e vittime di incidenti stradali. La preoccupazione per le modifiche proposte rende necessario un esame approfondito del tema e delle implicazioni che potrebbero derivarne per la sicurezza di tutti gli utenti della strada.
Secondo i rappresentanti delle associazioni, il nuovo Codice della Strada, se approvato, potrebbe portarci a un incremento del numero di incidenti e delle morti sulle strade. Marco Scarponi e Stefano Guarnieri, familiari di vittime, hanno sottolineato come, nonostante alcune misure positive, come il rafforzamento delle sanzioni per l’uso di droghe e alcool alla guida, la riforma originerebbe effetti collaterali devastanti. L’aumento dei limiti di velocità e le restrizioni all’installazione di autovelox comporterebbero un abbassamento della sicurezza, compromettendo gli sforzi finora compiuti.
La lettera sottolinea inoltre che l’adeguata risposta da parte dei legislatori sul tema della sicurezza stradale sia fondamentale. Il richiamo all’ascolto delle famiglie delle vittime è un aspetto cruciale, poiché le loro esperienze e le loro proposte dovrebbero essere al centro delle politiche pubbliche riguardanti la prevenzione degli incidenti.
Le associazioni hanno espresso il loro disappunto per la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni. Hanno chiarito che, nonostante avessero già presentato proposte concrete in sede parlamentare, queste sono state ignorate. L’auspicio è che il Governo, rappresentato dal ministro delle Infrastrutture Matte Salvini e dal presidente Giorgia Meloni, possa rivedere il testo del nuovo Codice della Strada in modo da includere tali suggerimenti, dimostrando un reale impegno verso la sicurezza degli utenti delle strade.
Una voce significativa in questo dibattito è quella di Alessio D’Amato, responsabile Welfare della segreteria nazionale di Azione. D’Amato ha avvertito che il rischio di un netto deterioramento della sicurezza stradale sia concreto, con potenziali rialzi delle statistiche di incidentalità e mortalità. Ha sottolineato che, con tale riforma, possiamo allontanarci dall’obiettivo europeo di zero vittime sulle strade, rovinando ulteriormente il già drammatico bilancio della sicurezza.
Gli esperti concordano sul fatto che una revisione della normativa non possa essere ignorata e che le istituzioni debbano avere il coraggio di riconsiderare le misure proposte. L’assenza di ascolto verso le associazioni e le famiglie delle vittime amplifica la sensazione di inadeguatezza del Governo nel trattare temi tanto essenziali per la società. L’attuale stato delle cose non fa altro che alimentare una propaganda sterile e inefficace, mentre si perpetuano problemi urgenti e di vitale importanza sociale.
Il dibattito in corso sul nuovo Codice della Strada è emblematico della necessità di riforme strutturali per migliorare la sicurezza stradale in Italia. Con il crescente numero di incidenti e morti sulle strade, ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto queste tragedie è fondamentale. La questione non è solo normativa, ma richiede un cambio culturale e l’impegno di tutti, dalle istituzioni competenti ai cittadini, per costruire un ambiente stradale più sicuro.
La voce di Jean Todt e delle Nazioni Unite potrebbe rappresentare un prezioso supporto in questo cammino verso un futuro più sicuro, mentre le associazioni e i familiari delle vittime continuano a lottare per la giustizia e la sicurezza sulle strade italiane. La responsabilità di creare un ambiente stradale più sicuro è una chiamata all’azione che non può essere ignorata.
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