Ultimo aggiornamento il 30 Settembre 2024 by Luisa Pizzardi
Il tema della biodiversità urbana in Italia riveste un’importanza cruciale nel contesto attuale, in particolare in occasione della Giornata Mondiale dell’Habitat, che si celebra il 7 ottobre. L’utilizzo dell’indicatore MSA Land Use offre una lente attraverso cui esaminare l’impatto delle attività umane sulla ricchezza biologica delle città italiane. La valutazione, sviluppata dalla società di nature tech 3Bee, fornisce un quadro dettagliato della capacità delle città di mantenere un ambiente ricco di biodiversità, perseguendo l’obiettivo di promuovere un concetto di Nature Positive.
Cos’è l’MSA Land Use e come si calcola
Un indicatore fondamentale per la biodiversità
L’indicatore MSA Land Use è un parametro chiave nella valutazione della biodiversità. Esso misura l’abbondanza indiretta delle specie in base all’uso del suolo, confrontando la presenza di queste in un’area urbana rispetto a quella in ambienti di riferimento completamente naturali. Il valore dell’MSA varia tra 0 e 1: un valore di 1 indica una biodiversità completamente intatta, mentre 0 rappresenta un’area che ha subito un’urbanizzazione totale. Questo formato di misurazione è essenziale per comprendere l’effetto delle attività antropiche sull’ambiente.
L’approccio innovativo di 3Bee
3Bee ha integrato l’analisi dell’MSA con dati satellitari, affinando ulteriormente il parametro MSA_LU. Questo sotto parametro tiene conto principalmente dell’uso del suolo e si basa su una categorizzazione precisa delle aree, consentendo di ottenere dati più accurati sulle condizioni ecologiche delle città. L’innovazione tecnologica alla base di queste misurazioni è fondamentale per attuare strategie climatiche scientifiche volte a preservare la biodiversità urbana.
La classifica delle città più naturali d’Italia
Top 10 delle città capoluogo di provincia
La recente analisi ha rivelato una classifica delle città capoluogo di provincia in base al loro grado di naturalità. Le prime tre posizioni sono occupate rispettivamente da Isernia, Belluno e Savona, tutte con un MSA_LU superiore a 0,9. Queste città godono di ampie aree verdi e di un basso livello di urbanizzazione, caratteristiche che favoriscono il mantenimento di alti livelli di biodiversità. L’Aquila e Ascoli Piceno seguono queste città, entrambe situate vicino a parchi naturali significativi, come il Parco Nazionale del Gran Sasso e i Monti Sibillini, che contribuiscono alla ricchezza ecologica grazie alla loro morfologia complessa e alla flora e fauna diverse.
Un’analisi dettagliata della top ten
Scendendo nella classifica, Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa e Messina occupano le successive posizioni con punteggi di MSA_LU comprese tra 0,85 e 0,87. Anche in questo caso, la presenza di copertura vegetale e la diversità degli habitat, che includono aree montane e costiere, giocano un ruolo cruciale nel preservare la biodiversità. La chiave del successo di queste città risiede nella combinazione di fattori naturali e nella pianificazione urbana che tiene conto della sostenibilità ambientale.
Criticità nelle grandi città italiane
Un quadro allarmante
Le grandi città italiane rivelano significative difficoltà nella conservazione della biodiversità. Milano, ad esempio, vanta un MSALU di 0,43, posizionandosi al 98° posto della classifica. La cementificazione e la mancanza di spazi verdi non solo limitano la biodiversità, ma riducono anche la resilienza ecologica della città. Roma, sebbene possieda diversi parchi storici, si colloca al 66° posto con un MSALU di 0,57, penalizzata dall’urbanizzazione incontrastata e dalla frammentazione degli habitat, che limita la connettività ecologica necessaria alla sopravvivenza delle specie.
Altre città in difficoltà
Altre città come Torino, Napoli e Catania, rispettivamente al 91°, 92° e 93° posto, mostrano un quadro simile, con MSA_LU attorno allo 0,47. Queste città affrontano la sfida dell’intensa urbanizzazione che compromette le aree verdi e influenza negativamente la biodiversità. La mancanza di dati riguardo alla gestione delle aree verdi può ulteriormente aggravare le problematiche per queste metropoli, evidenziando un settore che necessita di maggiore attenzione e intervento.
3Bee e la sua iniziativa alla COP 16 di Cali
Un’opportunità internazionale
La società 3Bee sarà presente alla COP 16 di Cali, dal 21 ottobre al 1 novembre 2024, presentando la sua piattaforma di monitoraggio della biodiversità, riconosciuta a livello mondiale. Questo incontro rappresenta non solo un’opportunità per l’Italia di prendere parte a un evento internazionale incentrato sulla biodiversità, ma anche un’importante occasione per discutere strategie e misure da attuare per la tutela degli ecosistemi in collaborazione con le principali istituzioni globali.
I quattro indici chiave per la biodiversità
3Bee aggrega dati per fornire quattro indici fondamentali: il Nature Impact Risk, il Nature Dependencies Risk, il Climate & Physical Risk e il Biodiversity Risk. Questi indici forniscono una visione chiara della resilienza delle comunità e delle imprese rispetto ai cambiamenti climatici, nonché delle interconnessioni tra attività economiche e servizi ecosistemici. La capacità di monitorare e gestire questi aspetti è cruciale per sviluppare una strategia efficace di sostenibilità ambientale in Italia e all’estero.