L’istituto di previdenza e assistenza dei dipendenti capitolini è in procinto di chiudere definitivamente, come annunciato tramite un’ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri, datata 24 settembre. Questa decisione segna la fine di un’era per un ente che, sin dalla sua creazione nel 1940, ha svolto un ruolo fondamentale nel sistema di assistenza ai lavoratori della Capitale. I recenti sviluppi rivelano una situazione critica che richiederà una transizione verso nuovi modelli di gestione per garantire la protezione dei diritti dei lavoratori.
Fondato nel 1940, l’Ipa ha attraversato decenni di attività nella previdenza e nell’assistenza ai dipendenti pubblici di Roma. Tuttavia, a partire dal 2012, l’ente ha cominciato a manifestare gravi difficoltà finanziarie e gestionali. Una serie di commissariamenti ha infiltrato la sua storia, con il primo segnato dalla necessità di una gestione straordinaria. Nel febbraio 2023, la giunta Gualtieri ha avviato un ulteriore commissariamento, designando Albino Ruberti, già noto nel panorama politico e amministrativo, a guidare l’ente in questa fase critica.
Le sfide economiche per l’istituto hanno continuato ad aggravarsi, fino a culminare nell’ordinanza del 24 settembre che proroga il commissariamento fino al 31 dicembre 2024 e istituisce il piano di chiusura definitiva dell’Ipa nell’inizio del 2025. Questo quadro complesso di gestione è rappresentato non solo da un’amministrazione in crisi, ma anche da una crescente preoccupazione riguardo alla protezione dei diritti e dei benefici storicamente garantiti ai dipendenti capitolini.
Nel marzo 2023, un dossier redatto da esperti ha delineato una visione inquietante della situazione contabile dell’Ipa. Secondo quanto riportato, l’ente si troverebbe con un’esposizione debitoria superiore ai 46 milioni di euro, principalmente a causa di prestiti facilmente concessi agli iscritti, molti dei quali non restituiti. A partire dal 2016, la situazione patrimoniale è risultata in continua sofferenza, rendendo evidente che i problemi ci sono da tempo.
L’analisi condotta dalla giunta Gualtieri ha rivelato un quadro “fortemente compromesso”. Le evidenze raccolte hanno portato gli amministratori a concludere che non era possibile procedere al salvataggio dell’istituto. Pertanto, è stata avviata la pianificazione della dismissione delle funzioni dell’Ipa, in un tentativo di tutelare i fondi e i versamenti dei lavoratori.
In un momento di profonda transizione, il Campidoglio ha dichiarato che l’istituto andrà verso una liquidazione controllata, sostanzialmente per garantire la sicurezza economica dei lavoratori. Con questa manovra, si prevede un passaggio dal tradizionale modello Ipa a un nuovo approccio attraverso fondi previdenziali e assistenziali più moderni. La garanzia espressa dalle autorità politiche è che nessun lavoratore perderà i contributi versati sino ad oggi, promettendo un approccio attento alla gestione delle transizioni economiche dei dipendenti.
A marzo 2023, la Corte dei Conti ha lanciato un allarme riguardante una serie di irregolarità riscontrate all’interno dell’Ipa. Le osservazioni hanno evidenziato problemi gravi operanti nella gestione organizzativa dell’ente e nel ricorso alla somministrazione di lavoro. La relazione inviata al Campidoglio ha messo in luce lacune significative e ritardi negli adempimenti contabili, ponendo interrogativi sulla sostenibilità futura delle operazioni dell’istituto.
La notizia della chiusura dell’Ipa non è passata inosservata tra i membri dell’opposizione. Antonio De Santis, ex assessore al personale, ha definito la situazione “pessima”, mettendo in evidenza i rischi per il welfare dei lavoratori. Sottolineando l’importanza di trasparenza nelle modalità di restituzione dei contributi già versati, De Santis ha esortato a trovare soluzioni immediate per garantire il futuro dei lavoratori.
Anche il consigliere Fabrizio Santori ha criticato aspramente la decisione, tacciando il Pd di responsabilità sulla cancellazione dell’ente. Ha richiesto un’assemblea straordinaria per discutere le conseguenze della chiusura e chiedere chiarimenti sulle misure future, esprimendo preoccupazione per il futuro dei dipendenti coinvolti in questa nuova fase di incertezza.
Con la chiusura dell’Ipa alle porte, si prospetta una riorganizzazione delle strutture di previdenza per i dipendenti pubblici, mentre le domande su come sarà garantita la continuità dei servizi assistenziali rimangono aperte e al centro del dibattito cittadino.
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