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La legislazione italiana sulla disconnessione: un’analisi della normativa e della sua evoluzione in Europa

In Italia, la legge 22 maggio 2017, numero 81, introduce misure volte a tutelare il lavoro autonomo e a promuovere la flessibilità oraria e geografica. Sebbene non riconosca formalmente il diritto alla disconnessione, stabilisce comunque la necessità di regolare tali aspetti attraverso contratti individuali. La legislazione nazionale ha subito una significativa evoluzione in risposta alla crescente necessità di affrontare la questione della connessione continua, influenzata dal telelavoro e dagli eventi globali, come la pandemia di Covid-19.

Legislazione e diritto alla disconnessione in Italia

Un quadro normativo in evoluzione

La legge italiana si distingue per il suo approccio pragmatico nei confronti della disconnessione. Secondo Paola de Vita, collaboratrice di Adapt, sebbene non ci siano normative europee specifiche sul diritto alla disconnessione, molti Paesi hanno iniziato a implementare regolamenti nazionali. In Italia, le modalità di connessione e disconnessione sono incluse nei contratti individuali di lavoro, trattando quindi soggetti “smart” che operano da remoto. Questa normativa, introdotta sotto forma di “lavoro agile”, mira a garantire il diritto dei lavoratori a momenti di riposo, oltre a specificare le misure necessarie per scollegarsi dagli strumenti digitali.

Durante la pandemia, la situazione ha subito notevoli variazioni, con il diritto alla disconnessione applicato automaticamente a tutti i lavoratori in regime di telelavoro. Questa sospensione del requisito di negoziazione individuale ha garantito una protezione aggiuntiva, ma è stata revocata a fine 2022, ripristinando la necessità di contratti individuali per la gestione della disconnessione.

Accordi interconfederali sul lavoro flessibile

Nel 2021, due importanti accordi sono stati raggiunti nel settore pubblico e privato, rinnovando l’impegno verso il diritto alla disconnessione. Il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, insieme al Protocollo nazionale sul lavoro agile, stabiliscono chiaramente le modalità attuative del diritto alla disconnessione. Questi accordi mirano a creare un ambiente di lavoro che riconosca e valorizzi la salute mentale e il benessere dei lavoratori, soprattutto in un contesto di maggiore flessibilità.

La situazione europea e le legislazioni comparate

Come si configura il diritto alla disconnessione in Europa

A livello europeo, molti Stati membri hanno iniziato a implementare normative relative al diritto alla disconnessione. Nel giugno 2023, si è registrata una tendenza crescente con nove Paesi – tra cui BELGIO, CROAZIA, FRANCIA, GRECIA, ITALIA, LUSSEMBURGO, PORTOGALLO, SLOVACCHIA e SPAGNA – che dispongono di leggi specifiche. L’IRLANDA ha introdotto un codice di condotta nel 2021, pur non essendo un dispositivo legislativo formale, può comunque influenzare le decisioni giuridiche.

Paesi come GRECIA, PORTOGALLO e SLOVACCHIA hanno visto l’adozione di nuove leggi nel 2021, principalmente in risposta all’incremento del telelavoro durante la pandemia. Recentemente, anche la CROAZIA e il LUSSEMBURGO hanno introdotto nuove normative, entrambe entrate in vigore nel 2023. Le differenti legislazioni rispondono a specifiche realtà lavorative, differendo in termini di copertura, applicabilità e modalità di implementazione.

Le peculiarità delle normative

Le leggi sul diritto alla disconnessione non sono uniformi e presentano peculiarità significative. Ad esempio, in ITALIA, il diritto è concesso principalmente a coloro che operano in modalità ibrida, mentre in altri Paesi come la SPAGNA, le normative valgono per tutti i lavoratori con un focus particolare su chi lavora da remoto. Inoltre, in BELGIO e FRANCIA, ci sono requisiti specifici relativamente alla dimensione delle aziende per l’applicazione delle leggi, suggerendo un approccio differenziato a seconda della grandezza del luogo di lavoro.

Negoziazione e attuazione delle disposizioni sul diritto alla disconnessione

Il ruolo delle parti sociali

La negoziazione tra le parti sociali è cruciale per adattare le norme sul diritto alla disconnessione alle esigenze specifiche di ciascun luogo di lavoro. Paola de Vita evidenzia come queste negoziazioni portino a soluzioni concrete, inclusi piani alternativi nel caso non si raggiungessero accordi specifici. Ad esempio, ci sono casi in cui, se l’accordo tra le parti non è raggiunto, le aziende sono obbligate a sviluppare una politica aziendale o uno statuto che regoli la disconnessione, garantendo che le informazioni siano chiaramente comunicate ai dipendenti.

Nei Paesi come BELGIO, FRANCIA, LUSSEMBURGO e SPAGNA, è essenziale che tali negoziazioni avvengano, rendendo le disposizioni personalizzabili. Questo approccio non solo promuove il dialogo tra datori di lavoro e lavoratori, ma cerca anche di affrontare con efficacia la sfida della disconnessione in un mondo del lavoro sempre più connesso. La definizione di modalità operative chiare è fondamentale per garantire che il diritto alla disconnessione venga rispettato e implementato in modo efficace, contribuendo al benessere generale dei lavoratori.

Redazione

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