La mafia continua a rappresentare una minaccia seria per la società italiana, e il Procuratore generale della Corte d’Appello di Palermo, Lia Sava, sottolinea l’importanza di un impegno collettivo per affrontare questa problematica. Nel corso della consegna del Premio Kalsa 2024, Sava ha evidenziato come la mafia non sia stata sconfitta, ma si sia ristrutturata, presentandosi in forme nuove e sempre più insidiose. Le sue dichiarazioni evidenziano la necessità di azioni concrete, non solo da parte delle istituzioni, ma anche della società civile e della politica, per garantire un futuro libero dalla criminalità organizzata.
“L’idea che la mafia sia stata sconfitta è solo una favoletta da dimenticare,” ha dichiarato Lia Sava. Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine e numerosi arresti di figure di spicco della criminalità organizzata, i mafiosi continuano ad essere ben radicati nel tessuto sociale. Si adattano ai cambiamenti della società, gestendo le loro attività in maniera meno evidente. Hanno compreso che l’uso della violenza non è sempre la soluzione migliore, evitando conflitti aperti e operando in modo più sottile. Questo fenomeno preoccupa, poiché suggerisce che la mafia ha trovato nuovi metodi di infiltrazione attraverso il disagio sociale e l’assenza di risposte adeguate a chi vive in condizioni di povertà.
L’analisi di Sava evidenzia che la mancanza di opportunità economiche per i giovani nei quartieri più difficili rappresenta un terreno fertile per il reclutamento da parte della mafia. “Se avessimo riconosciuto i bisogni fondamentali di queste persone, potrebbe essere più difficile per la mafia trovare manovalanza,” ha sottolineato. La ricostruzione delle condizioni socio-economiche è essenziale per allontanare i giovani dal crimine organizzato e restituire loro la speranza di una vita migliore.
Durante i mesi più critici della pandemia di Covid-19, ha osservato Sava, il vuoto lasciato dallo Stato nei servizi di assistenza ha aperto la porta a nuove forme di sostegno da parte della mafia. “Quando non siamo stati in grado di garantire aiuti adeguati, la mafia è intervenuta con promesse di assistenza,” avverte. Questo comportamento genera legami perversi che legano le persone in difficoltà a strutture mafiose, rendendo sempre più difficile il distacco da tali sistemi.
Nel contesto di questa crisi, Lia Sava ha messo in evidenza l’importanza di rivolgersi ai minori, sottolineando che la lotta alla mafia deve iniziare dalle nuove generazioni. La prevenzione è la chiave: investire in programmi educativi e attività ricreative può fare la differenza. È necessario ricostruire un rapporto di fiducia tra le istituzioni e le comunità più vulnerabili, per esempio attraverso l’inserimento di servizi di supporto.
Lia Sava ha espresso solidarietà nei confronti della Procuratrice dei minori di Palermo, Claudia Caramanna, recentemente oggetto di intimidazioni. “Dobbiamo vigilare su ciò che accade nei quartieri degradati,” ha esortato. La salute e il benessere dei minori devono essere una priorità. I ragazzi esposti a situazioni di disagio, come il consumo di sostanze stupefacenti a giovane età, hanno bisogno di chi si prenda cura di loro prima che diventino facili prede del crimine organizzato.
In questo contesto, la Chiesa e le organizzazioni religiose possono avere un ruolo cruciale. Sava ha citato i sacerdoti che, seguendo l’esempio di figure come padre Puglisi, stanno cercando di costruire un ambiente positivo per i giovani. Tuttavia, ha sottolineato che per ottenere risultati concreti, è necessaria un’interazione tra la fede e l’impegno civico: “Non basta andare a messa; dobbiamo essere cittadini onesti e responsabili.”
L’analisi del fenomeno estorsivo, nel corso degli anni, ha rivelato una trasformazione preoccupante. Sava ha spiegato che ormai non è più il capomafia a cercare l’imprenditore, ma viceversa: “L’imprenditore si avvicina al mafioso chiedendo quanto debba pagare per rimanere tranquillo.” Questo cambiamento segna una normalizzazione del pizzo nell’economia locale, trasformandolo in un onere da includere nel costo del fare impresa.
Il messaggio di Sava è chiaro: “Così non possiamo permettere che la mafia continui a prosperare.” “Se ognuno di noi, come Libero Grassi, rifiutasse di pagare il pizzo, le cose sarebbero diverse,” ha affermato. La responsabilità collettiva è fondamentale per spezzare il ciclo di violenza e intimidazione che caratterizza ancora alcuni ambiti della vita palermitana.
Se si desidera affrontare efficacemente la mafia, è imprescindibile una reazione unitaria e consapevole da parte di tutte le componenti della società. I valori di legalità e giustizia devono diventare un patrimonio condiviso da tutti, dalla Chiesa alle istituzioni, fino ai cittadini. La sfida è grande, ma l’azione collettiva può portare a un cambiamento reale e duraturo nel tempo.
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