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La magia della macchina di Santa Rosa: il trionfo di Viterbo nella Dies Natalis

La notte della Dies Natalis a Viterbo segna un evento imperdibile, attirando visitatori da ogni angolo della provincia e non solo. La nuova creazione dell’architetto Raffaele Ascensi ha catturato l’attenzione di migliaia di spettatori con il suo straordinario debutto. Questo articolo esplora i dettagli affascinanti del percorso della macchina di Santa Rosa, una tradizione che continua a vivere nelle emozioni dei cittadini e dei turisti.

La macchina di Santa Rosa: un capolavoro di ingegneria e arte

Origini storiche e significato della tradizione

La costruzione della macchina di Santa Rosa si inserisce in una tradizione secolare, rappresentando non solo un simbolo religioso, ma anche un’emblema culturale di Viterbo. La festività commemora la vita di Santa Rosa, patrona della città, che visse nel XIII secolo. La macchina, alta ben 30 metri e pesante oltre 5 tonnellate, è il fulcro della celebrazione. Ogni anno, i facchini, vestiti con abiti tradizionali, si uniscono per trasportare l’imponente struttura di legno e stoffa lungo le strade della città.

La creazione dell’architetto Raffaele Ascensi

Quest’anno, la nuova macchina progettata da Raffaele Ascensi ha lasciato tutti senza fiato. Il design innovativo e l’uso di elementi luminosi hanno aggiunto una dimensione contemporanea a un evento tradizionale. Il campanile di luce ha emesso un bagliore che si rifletteva nei volti ammirati dei presenti, trasmettendo un senso di meraviglia e profonda connessione con la storia della città. Ascensi, attraverso la sua opera, non ha solo onorato le radici storiche di Viterbo, ma ha anche proposto una reinterpretazione moderna che si ricollega alle tradizioni antiche, mantenendo vivo lo spirito della festa.

Il percorso emozionante attraverso le vie di Viterbo

La processione dei facchini

Il momento clou dell’evento è senza dubbio la sfilata attraverso le vie di Viterbo. Guidati dalla bianca schiera di facchini, la macchina si solleva dai suoi piedistalli e inizia il suo cammino maestoso. I facchini, forti e coordinati, si incaricano di sollevarla e muoverla con grande maestria, dimostrando forza, rispetto e devozione. Ogni passo che compiono è accompagnato dalle urla di incitamento della folla, creando un’atmosfera di festa e partecipazione che avvolge l’intera città.

La corsa verso via Santa Rosa

Il culmine della processione avviene nella storica via Santa Rosa, un tratto strettamente legato alla tradizione. Qui i facchini si preparano per l’ultimo sforzo: una corsa che è al contempo un rito e una prova di resistenza. L’emozione cresce mentre si avvicinano alla meta, sotto un cielo costellato di applausi e aiuti da parte del pubblico. Questo momento di grande intensità emotiva rappresenta il legame della comunità con la propria storia e la devozione verso la patrona.

L’epilogo: la deposizione della macchina

Il maestoso arrivo al monastero

Al termine del percorso, la macchina di Santa Rosa viene deposta con grande reverenza davanti al monastero dedicato alla santa. Questo rito finale segna la conclusione di un evento che è molto più di una semplice sfilata: è un tributo collettivo alla fede e alla cultura. La macchina, ormai fermata, continua a brillare, illuminando il viso dei tanti spettatori che assistono con rispetto e gratitudine.

Celebrare una tradizione che unisce

La Dies Natalis non è solo un momento di festa, ma un’importante occasione di riflessione sulla storia e le tradizioni locali. L’evento attrae non solo residenti, ma anche turisti che arrivano da lontano per vivere in prima persona la magia di questa celebrazione. Ogni anno, la macchina di Santa Rosa diventa simbolo di un’identità collettiva, una celebrazione che unisce le generazioni, rinnovando il legame tra passato e futuro.

L’evento, ricco di significato e di emozioni, ha dimostrato ancora una volta il potere della comunità nel preservare e valorizzare le proprie tradizioni. La macchina di Santa Rosa continua così a brillare, un faro di luce e speranza per tutti i cittadini di Viterbo e per chiunque vi prenda parte.

Luisa Pizzardi

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