Ultimo aggiornamento il 24 Agosto 2024 by Giordana Bellante
La situazione nelle carceri italiane continua a sollevare preoccupazioni, specialmente dopo l’entrata in vigore di una circolare del 2022 che limita le attività dei detenuti. Molti trascorrono ore inattivi nelle loro celle, sollevando interrogativi sulle condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari. Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, esprime forti critiche a questo modello, il quale potrebbe essere considerato una forma di tortura.
restrizioni alle attività dei detenuti
La circolare del 2022 e le sue implicazioni
Sei mesi fa è divenuta operativa una circolare che restringe le possibilità di attività per i detenuti italiani. Secondo le nuove disposizioni, i detenuti possono uscire dalle loro celle solo se coinvolti in attività specifiche all’interno del carcere o in progetti esterni. In assenza di queste opportunità, il loro tempo trascorso fuori dalla cella è limitato a due ore d’aria al giorno: una al mattino e una al pomeriggio. Questo porta a una situazione paradossale in cui, in molte strutture sovraffollate, le attività da svolgere sono quasi inesistenti.
Tale contesto crea una condizione in cui migliaia di detenuti possono rimanere rinchiusi in cella per oltre 22 ore al giorno, senza alcuna forma di interazione sociale o sfruttamento del tempo in modo produttivo. Questo modello di vita carceraria solleva interrogativi etici su come vengano trattati i detenuti in Italia e sul rispetto dei diritti umani all’interno di queste istituzioni.
Critiche dei cappellani e la risposta del governo
Don Gino Rigoldi, figura di riferimento per la pastorale carceraria, ha manifestato le sue preoccupazioni riguardo a questo stato di cose in una recente intervista. Ha dichiarato che, come cappellani delle carceri lombarde, hanno protestato contro questa situazione indegna, ma le loro lamentele sono state ignorate. “È una questione che non ci coinvolge”, è stata la risposta ricevuta, sollevando ulteriori dubbi sul livello di attenzione che le autorità governative dedicano a questi problemi.
Le parole di don Rigoldi pongono l’accento su una percezione diffusa tra coloro che lavorano all’interno del sistema penitenziario. Nonostante le riforme necessarie, sembra che le necessità fondamentali dei detenuti non siano ancora state pienamente comprese o affrontate.
i cambiamenti nella gestione penitenziaria
Rinomina dei direttori e rischio di sovraccarico
Un punto positivo sollevato da don Gino Rigoldi riguarda la recente nomina dei direttori in ogni carcere. Prima di queste modifiche, molte strutture, come il carcere minorile Beccaria, avevano direttori assenti per periodi prolungati, spesso gestiti da supplenti che si occupavano anche di altre strutture. Questa situazione ha reso difficile una gestione efficace delle carceri.
L’assegnazione di un direttore per ogni carcere è considerata un passo importante verso una migliore organizzazione. Attualmente, si stanno anche nominando i comandanti degli agenti penitenziari, una figura cruciale per garantire una conduzione efficiente e un ambiente di lavoro supportato. La presenza di comandanti adeguatamente formati permette di rafforzare i legami tra i membri del personale e accrescere le competenze necessarie per affrontare le sfide giornaliere della vita carceraria.
Aspetti fondamentali per il miglioramento delle carceri
Grazie a queste riforme, esiste la speranza che le condizioni di vita all’interno delle carceri possano migliorare nel tempo. Tuttavia, è fondamentale che le autorità continuino a mettere in atto misure concrete per garantire opportunità di riabilitazione e socializzazione per i detenuti. Creare un ambiente in cui i detenuti possano partecipare attivamente ad attività significative è essenziale non solo per il loro sviluppo personale, ma anche per ridurre la recidiva.
Il confronto tra i diritti dei detenuti e le politiche carcerarie resta un tema centrale e delicato. Sarà fondamentale seguire gli sviluppi futuri e la risposta delle istituzioni alle crescenti richieste di cambiamento all’interno del sistema penitenziario italiano.