Ultimo aggiornamento il 5 Aprile 2024 by Francesca Monti
Un mese in cella senza bracciale elettronico: il caso del detenuto in attesa di scarcerazione
Da quasi un mese, un detenuto marocchino di 28 anni, lavoratore ambulante nei mercati di Firenze, attende di essere scarcerato con l’utilizzo di un braccialetto elettronico anti-stalking. Tuttavia, non può ancora uscire di cella poiché manca il tecnico della compagnia telefonica incaricata dal Ministero della Giustizia di applicargli il dispositivo. Il giovane era stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale, e ora rimane rinchiuso in un carcere a Pistoia nonostante il giudice abbia disposto la sostituzione della misura cautelare con il divieto di avvicinamento alla compagna e alle figlie, sotto controllo a distanza.
Il difensore legale del detenuto, l’avvocato Dario Fiorentino, ha preso posizione contro la compagnia incaricata, diffidandola a procedere con l’installazione del braccialetto elettronico. Inoltre, ha annunciato l’intenzione di intraprendere azioni legali contro il Ministero della Giustizia per ottenere un risarcimento danni per l’ingiusta detenzione prolungata del suo assistito.
Il contesto dell’arresto
Il 28enne marocchino era stato arrestato la sera del 6 marzo in un paese della provincia di Pistoia dai carabinieri, in seguito a un violento episodio. In uno stato di ubriachezza, durante una lite con la compagna, il giovane aveva agito con violenza di fronte alle due figlie di 7 anni e 6 mesi. La situazione era degenerata al punto che la donna aveva dovuto chiamare il 112 per intervenire. Durante l’arresto, il detenuto aveva opposto resistenza ai militari intervenuti per sedare la situazione, finendo per essere trattenuto.
Le complicazioni tecniche
Nonostante il braccialetto elettronico fosse immediatamente disponibile, l’installazione è stata impedita dalla mancanza del tecnico incaricato. L’avvocato Fiorentino ha espresso la sua delusione per il comportamento della società incaricata, che ha comunicato il ritardo nell’installazione del dispositivo per motivi di natura logistica, poco chiari e senza fissare una nuova data. La mancanza di chiarezza e tempestività nell’esecuzione dei compiti da parte della compagnia ha prolungato l’ingiusta detenzione del giovane detenuto.
In definitiva, il detenuto marocchino resta in carcere a causa di complicazioni burocratiche e di mancanza di tempestività nell’applicazione delle disposizioni giudiziarie. La vicenda mette in luce le sfide dell’applicazione della giustizia e l’importanza di un efficace coordinamento tra le istituzioni coinvolte per evitare prolungate detenzioni ingiustificate.