Lavoratori sfruttati in opifici illegali: l’inchiesta della Giorgio Armani Operations Spa

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Lavoratori sfruttati in opifici illegali: l'inchiesta della Giorgio Armani Operations Spa - Occhioche.it

Ultimo aggiornamento il 6 Aprile 2024 by Luisa Pizzardi

Il lato oscuro della produzione di accessori di lusso

Nei laboratori illegali dove venivano realizzate borse e cinture vendute come accessori di lusso del Made in Italy, la velocità di produzione prevaleva sull’incolumità dei lavoratori. Gli immigrati in nero e sfruttati, principalmente di origine cinese o pakistana, subivano ritmi “massacranti” senza alcuna tutela. Nei macchinari mancavano dispositivi di sicurezza fondamentali, mettendo a rischio la vita dei lavoratori.

L’inchiesta che ha scosso il settore della moda

Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno portato alla luce la triste realtà dei laboratori illegali che operavano per conto della Giorgio Armani Operations Spa. Nessun dipendente o dirigente dell’azienda madre è stato coinvolto nelle indagini, che si sono concentrate sui titolari dei quattro opifici clandestini coinvolti. La produzione in subappalto, affidata a società non autorizzate, ha rivelato gravi violazioni delle norme sulla sicurezza e sul lavoro dignitoso.

Il ruolo delle aziende coinvolte e le misure adottate

Le società Manifatture Lombarde srl e MinoRonzoni srl, responsabili della produzione esternalizzata, sono state al centro dell’inchiesta. Nonostante i legami con personaggi noti come Alessandro Budel, ex calciatore e commentatore sportivo, gli amministratori delle due società non sono stati indagati. È emersa la mancanza di un controllo adeguato sulla filiera produttiva e l’utilizzo di fornitori clandestini, con gravi conseguenze per la sicurezza e le condizioni di lavoro degli operai.

L’intervento della magistratura e le conseguenze per l’azienda

Il Tribunale ha deciso di mettere sotto amministrazione giudiziaria la Giorgio Armani Operations Spa, al fine di tutelare l’attività dell’impresa. Le misure di controllo e prevenzione messe in atto dall’azienda sono state ritenute insufficienti, alimentando un sistema di sfruttamento e mancanza di sicurezza. Un commissario è stato nominato per garantire la trasparenza e la legalità delle attività svolte, evidenziando la gravità delle violazioni riscontrate nell’inchiesta condotta.

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