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Le detenute del carcere di Torino scrivono a Mattarella: “Scuoti l’indifferenza dei decisori”

Le detenute del carcere di Torino hanno inviato una lettera, datata 15 agosto, ai vertici dell’amministrazione penitenziaria e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui esprimono la loro indignazione sulle attuali condizioni di vita all’interno della struttura. Con un appello che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica, le prigioniere annunciano misure di protesta pacifique. Il documento, pubblicato da La Stampa, svela il malcontento e la richiesta di cambiamento da parte di un gruppo di donne che si trovano in una difficile condizione di detenzione.

La lettera delle detenute: un appello accorato

Una richiesta di attenzione

Nel testo della lettera, le detenute affermano di utilizzare questo canale per rendere pubblico il loro malessere. L’appello è chiaro e diretto: “Ci affidiamo al Presidente Mattarella affinché ‘scuoti’ l’indifferenza dei decisori. Non c’è più tempo.” Questo richiamo pone l’accento sull’urgenza di azioni concrete da parte delle autorità competenti per affrontare le difficoltà vissute nelle carceri italiane.

Le modalità di protesta

Nel documento, viene annunciato uno sciopero del carrello in programma per il giorno di Ferragosto, durante il quale le detenute rifiuteranno di consumare i pasti forniti dalle autorità penitenziarie. Tale iniziativa di protesta si evolverà, a partire dalla ripresa dei lavori del Parlamento, in uno sciopero della fame a oltranza, articolato in modalità a staffetta per garantire una presenza continua della protesta. L’obiettivo principale è ottenere la liberazione anticipata speciale o, quantomeno, misure che possano contribuire a ridurre il sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri.

Le gravi criticità del sistema penitenziario

Strutture sovraffollate e personale non adeguato

Le detenute denunciano la precarietà delle condizioni di detenzione, sottolineando che il decreto carceri attualmente in vigore non ha prodotto il miglioramento sperato. La lettera indica un sistema in crisi, evidenziando l’insufficienza di personale nelle strutture penitenziarie. Uno scenario che, secondo le detenute, complica ulteriormente il processo di reinserimento sociale, divenuto praticamente inesistente.

Domande sul reinserimento e sulla riforma

Le prigioniere chiedono un intervento radicale sul sistema detentivo, proponendo una riforma completa e immediata. Mettono in evidenza che le difficoltà attualmente riscontrate non possono essere affrontate con interventi parziali e che solo un cambiamento profondo possa portare a risultati significativi. Questo richiamo alla riforma è sostenuto da un’accusa netta: le condizioni di vita all’interno delle carceri italiane non rispettano i diritti fondamentali dei detenuti.

Appelli a sollevare l’attenzione pubblica

Solidarietà e indifferenza

Nella lettera, viene lanciato un appello a tutti coloro che si sono indignati per le condizioni di detenzione di Ilaria Salis, affinché facciano lo stesso per le condizioni di vita delle altre detenute in Italia. Questa richiesta mira a creare una rete di solidarietà attorno alla causa delle detenute, sottolineando la necessità di mobilitare l’opinione pubblica su una questione che sembra spesso trascurata.

La speranza in un cambiamento

Le detenute di Torino si presentano quindi come portavoce di un grido di dolore e di richiesta di giustizia, auspicando che le loro parole possano sollecitare un intervento tempestivo e necessario per il miglioramento delle condizioni di vita in carcere. Si tratta, in definitiva, di un appello profondo che mette in discussione non solo il sistema carcerario, ma anche la percezione sociale del tema della detenzione in Italia.

Redazione

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