Ultimo aggiornamento il 13 Giugno 2024 by Giordana Bellante
Contesto: La Corte costituzionale, con la sentenza n.105 depositata oggi, ha esaminato la legittimità costituzionale delle misure governative che consentono la prosecuzione di attività produttive di rilievo strategico per l’economia nazionale o la salvaguardia dei livelli occupazionali, nonostante il sequestro degli impianti ordinato dall’autorità giudiziaria. La decisione della Corte mira a bilanciare la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori con la necessità di garantire la continuità produttiva in situazioni di crisi.
La questione sollevata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa e il contesto normativo
La questione di legittimità costituzionale è stata sollevata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa nell’ambito di un procedimento relativo al sequestro degli impianti di depurazione di Priolo Gargallo, in una più ampia indagine per disastro ambientale ipotizzato a carico di varie aziende petrolchimiche operanti nella zona.
Nel valutare la legittimità costituzionale del meccanismo in questione, la Corte ha tenuto conto della recente riforma costituzionale del 2022, che ha attribuito espresso e autonomo rilievo alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Inoltre, la riforma ha esplicitamente chiarito che la tutela della salute e dell’ambiente costituisce un limite alla stessa libertà di iniziativa economica.
La decisione della Corte costituzionale: legittimità delle misure governative entro limiti precisi
In base alle indicazioni fornite dalla riforma costituzionale, la Corte ha ritenuto non incompatibile con la Costituzione la previsione della possibilità per il Governo di dettare direttamente, in una situazione di crisi e in via provvisoria, misure conformi alla legislazione vigente, che consentano di assicurare continuità produttiva, contenendo il più possibile i rischi per l’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Tuttavia, la Corte ha stabilito che tali misure devono tendere a realizzare un rapido risanamento della situazione di compromissione ambientale o di potenziale pregiudizio alla salute determinato dall’attività delle aziende sequestrate, e non a consentirne indefinitamente la prosecuzione attraverso un semplice abbassamento del livello di tutela di tali beni.
In applicazione di questi principi, la Corte ha ritenuto costituzionalmente illegittima la mancata previsione, nella norma esaminata, di un termine massimo di 36 mesi di operatività delle misure in questione. Entro questo termine, occorrerà in ogni caso assicurare il completo superamento delle criticità riscontrate in sede di sequestro e ripristinare gli ordinari meccanismi autorizzatori previsti dalla legislazione vigente.
La sentenza della Corte costituzionale chiarisce dunque che le misure governative che consentono la prosecuzione di attività produttive di rilievo strategico nonostante il sequestro giudiziario sono legittime soltanto per il tempo strettamente necessario per portare a compimento gli indispensabili interventi di risanamento ambientale. In questo modo, si garantisce un equilibrio tra la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori e la necessità di preservare la continuità produttiva e i livelli occupazionali in situazioni di crisi.